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lunedì 21 dicembre 2015

Conduttori, non irritate i membri della vostra chiesa!



CONDUTTORI, NON IRRITATE I MEMBRI DELLA VOSTRA CHIESA!

1.  GLI ASPETTI BIBLICI: È chiaro che una tale ingiunzione non esiste nella Bibbia. Tuttavia, leggiamo cose del genere nel rapporto fra padri e figli: «Padri, non irritate i vostri figli, affinché non si scoraggino» (Col 3,21). «E voi, padri, non provocate a ira i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nell’esortazione del Signore» (Ef 6,4).
      Si tratta del rapporto fra chi sta in autorità e chi è guidato. Nei libri sapienziali il rapporto fra maestro e discepolo è spesso descritto come quello fra padre e figlio (cfr. Pr 4,1; 5,7; 7,24); così fece anche la Sapienza personificata verso i suoi seguaci (Pr 8,32). Gesù chiamò «figli» i suoi discepoli (Mc 10,24; Gv 13,33; 21,5). Anche gli apostoli fecero così verso i loro discepoli (1 Tm 1,2; Tt 1,4; Flm 1,10; 1 Pt 5,13; 1 Gv 2,1.12.28; 3,7.18; 4,4; 5,21). Come accade nel rapporto fra padri e figli naturali, l’eventuale comportamento autoritario, caustico e umiliante dei conduttori di chiesa può scoraggiare i membri o creare in loro irritazione, che si traduce poi in una loro perdita di rispetto e in ribellione.
     Non è un caso che Paolo consigliò ai suoi collaboratori la seguente condotta verso i credenti: «Non riprendere aspramente l’uomo anziano, ma esortalo come un padre; i giovani, come fratelli; le donne anziane, come madri; le giovani, come sorelle, con ogni castità» (1 Tm 5,1s). Pietro paragonò il ministero dei conduttori a quello dei pastori di pecore, che guidano il gregge per il bene dei loro protetti e in sintonia col sommo Pastore (1 Pt 5,1-4). Egli mise l’enfasi sul fatto che i conduttori debbano essere motivati dalla volontarietà, dal buon animo e dal vivere in modo esemplare rispetto al gregge, cose che poi suscitano gli stessi atteggiamenti nei membri delle loro assemblee.
     I vari atteggiamenti dei conduttori rispetto ai membri delle loro chiese furono descritti da Gesù nelle sue sette lettere ai conduttori delle chiese dell’antica provincia romana Asia (Ap 2-3). Qui la condotta morale e il comportamento spirituale delle guide condiziona la vita dei credenti e il destino di quella assemblea. Il classico esempio negativo di un conduttore monocratico e autoritario fu descritto da Giovanni riguardo a Diotréfe. Egli cercava di avere il primato fra il resto dei credenti (3 Gv 1,9), agiva a suo arbitrio nella chiesa, non ricevendo Giovanni e quelli con lui, sparlava contro di loro con parole maligne e cacciava fuori della chiesa tutti coloro, che volevano ospitare i credenti forestieri (v. 10).

IL RESTO DELLO SCRITTO SEGUE SUL SITO
2.  CONDUTTORI IRRITANTI
3.  LA MEDICINA NECESSARIA

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lunedì 23 novembre 2015

Il guastatore di chiesa? Parliamone



IL GUASTATORE DI CHIESA? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il guastatore di chiesa». Abbiamo visto che il «guastatore» è un militare, che fa inavvertitamente danno all’esercito altrui. Possiamo chiamarlo anche «sabotatore»; in questo caso fa attacchi mirati, per scombussolare la linea nemica e portare caos e panico, di cui possano approfittare le proprie truppe. La cosa è drammatica, quando ci sono coloro che fanno il doppio gioco, sabotando le linee dell’esercito, in cui si trovano.
     Poi, ci sono i «collaborazionisti», ossia persone, che tradiscono il proprio popolo, per fare l’interesse delle truppe nemiche, in cambio di un arricchimento personale e di prestigio. Poiché non tutti i credenti, presenti nelle chiese, sono rigenerati, il nemico della fede si serve spesso di alcuni di loro, che non sono né carne e né pesce, per portare avanti i suoi sinistri piani. Poiché i sedotti diventano strumento di seduzione, nelle chiese sorgono continuamente uomini, che proferiscono cose perverse rispetto alla sana dottrina, per trascinarsi dietro i discepoli (At 20, 29s).
     Inoltre, c’è anche il cosiddetto «fuoco amico»: persone sparano sui soldati dello stesso esercito, avendoli scambiati per nemici. Qui c’è alla base la mancanza di discernimento.
     Infine, ci sono i carrieristi di professione, che pur di farsi strada nella carriera, portano discredito in segreto sui loro colleghi. Ciò può accadere anche nelle chiese, ad esempio, quando i collaboratori vogliono diventare in fretta diaconi, e questi ultimi conduttori di chiesa. 

 
SUL SITO SEGUONO I CONTRIBUTI DEI LETTORI E LE MIE EVENTUALI OSSERVAZIONI
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sabato 7 novembre 2015

Il guastatore di chiesa



IL GUASTATORE DI CHIESA

1.  ENTRIAMO IN TEMA: In senso tecnico un «guastatore» è un soldato, che appoggia un reparto d’assalto, spianando la strada a esso mediante azioni di sabotaggio, atte a neutralizzare le opere difensive degli avversari.
     Ogni tanto mi contatta qualche credente, collaboratore e conduttore di chiesa, per mettermi al corrente della pesante situazione della sua assemblea e per chiedermi consiglio su come affrontare questo o quel guastatore.
     Ultimamente un caro credente di un’altra zona d’Italia si lamentava con tristezza sulla sua bacheca in Internet di coloro, che hanno comportamenti settari e faziosi fino all’intolleranza, sempre pronti condannare.
     Giorni fa, mi è venuto a trovare un servitore del Signore, che mi ha messo al corrente di una nostra comune conoscenza, che si è trasferito anni fa dal sud al nord, che si è ambientato lì nelle assemblee, ha fatto «carriera» in una di esse e ora usa tutto il suo tempo ed energie specialmente per accanirsi contro un altro credente impegnato nell’opera del Signore, che non ha le sue stesse opinioni su alcuni punti, col fine di demolirlo.
     Sembra proprio che alcuni abbiano il carisma o la sindrome della «mela marcia»: messa in una cassetta, ben presto farà ammuffire tutte le altre mele.
     Avendo vissute cose simili sulla mia pelle, conosco personalmente sia i «geni guastatori», sia quelli che si accaniscono contro di me per demolirmi, sia le «mele marce». Tutto ciò mi ha ricordato di aver scritto, molti mesi fa il testo della mia «cartolina», indirizzata all’uomo, che fa posto al Calunniatore, all’avversario di Dio.


2.  IL SABOTATORE: Paolo, congedandosi dai conduttori di Efeso, li avvertì non solo dei lupi rapaci esterni, ma anche degli individui guasti all’interno delle comunità: «E da mezzo a voi stessi sorgeranno degli uomini, che proferiranno cose perverse, per trascinarsi dietro i discepoli» (At 20,29s).
     Il guastatore di chiesa lavora dietro le quinte. [...] Semina il dubbio, rimarcando le cose che non vanno. Ingigantisce le pulci, le assomma e le fa apparire elefanti agli occhi degli incauti creduloni. Cerca sponde e alleanze con consenzienti. Alimenta negli altri i sospetti, dà ragione ai dubbiosi, spinge i più deboli a fare certi passi.
     Il guastatore di chiesa cerca di non apparire subito in prima persona, ma crea dapprima una fitta ragnatela. Quando poi esce allo scoperto, ha oramai impestato l’atmosfera di bacilli e veleni e ha intessuto la trama con l’ordito. [...] Con atteggiamento di ipocrita e finta umiltà, vuol farti credere che sta solo riportando ciò, che la maggior parte pensa veramente. Anzi, con sottile furbizia, ti vuole convincere che ti sta dicendo le cose per il tuo bene. [...]

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Caso mai, dopo che ha distrutto tante cose nell’opera di Dio, viene messo con le spalle al muro, sa trovare lacrime di coccodrillo, per impietosire la platea. Spesso il suo ravvedimento è solo finzione, specialmente quando ha fatto cose simili in diverse assemblee. O anche laddove possa essere sincero, saranno le sue concupiscenze e le sue dipendenze a fargli fare, dopo un po’ di tempo, nuovamente posto al Calunniatore (gr. diábolos), a ricominciare le stesse manovre tenebrose e gli stessi percorsi labirintici e a fare nuovi danni all’opera di Dio.
     Si spera che prima o poi si ravvedrà veramente, pentendosi del male fatto e riparando ai danni fatti. Tuttavia le sanzioni amministrative divine rimarranno. [...] «Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui» (1 Cor 3,17). [...]

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
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martedì 28 luglio 2015

Dinamiche e conflitti nel consiglio di chiesa? Parliamone



DINAMICHE E CONFLITTI NEL CONSIGLIO DI CHIESA? PARLIAMONE

     Nella prima parte abbiamo mostrato che un «consiglio di chiesa» è per definizione biblica solo un «collegio degli anziani». Sebbene in una fase missionaria i conduttori (missionari) possano coinvolgere i loro collaboratori più maturi per fini propedeutici e di preparazione, ciò non rende tali collaboratori dei «quasi anziani», ma la loro funzione è solo interlocutoria e di consiglio, non decisionale o deliberativa.
     Nella seconda parte abbiamo mostrato le origini e le cause dei conflitti interni al «consiglio di chiesa» sia nella fase missionaria, sia nella fase successiva. Abbiamo anche mostrato l’analisi biblica di tali fenomeni e le conseguenze di questioni quali l’abuso d’ufficio, l’arbitrio e l’autoritarismo.

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lunedì 18 maggio 2015

Consiglio di chiesa 2: Conflitti interni



CONSIGLIO DI CHIESA 2: CONFLITTI INTERNI

Nell’articolo precedente abbiamo approfondito che cosa sia il consiglio di chiesa, quindi la sua natura e le sue dinamiche interne. In questo articolo approfondiamo i possibili conflitti, che possono nascere all’interno del consiglio di chiesa, come valutarli e affrontarli.
     Abbiamo visto che, sebbene il «consiglio di chiesa» sia biblicamente solo un «consiglio di anziani», nella fase missionaria di un’assemblea, i missionari possono coinvolgere in esso anche i collaboratori (diaconi, servitori, ecc.), alfine di prepararli. Come abbiamo potuto constatare, i collaboratori non hanno funzioni decisionali e deliberanti in tale «consiglio», ma solo di interlocuzione e di consiglio rispetto ai missionari, che fungono anche da conduttori in tale fase. Qui di seguito trattiamo per lo più tale situazione e altre simili, in cui sono previsti incontri regolari fra conduttori e collaboratori.


1.  IL DOVERE DEI COLLABORATORI VERSO I CONDUTTORI: Abbiamo visto che i collaboratori sono assistenti, coadiutori ed esecutori rispetto ai conduttori; perciò sono chiamati al secondo posto (Fil 1,1; 1 Tm 3,1.8). Essi dovevano avere certe qualità umane, morali e spirituali (1 Tm 3,8ss.12s); per questo, prima di servire, dovevano essere provati, dimostrando di essere irreprensibili (1 Tm 3,10). Chiaramente devono essere un esempio per gli altri credenti nell’usare «doppio onore» verso i conduttori (1 Tm 5,7), nella sottomissione e nell’ubbidienza alle guide della chiesa (Eb 13,17).
     In caso contrario, essi si squalificano e mostrano di non essere degni di ricoprire tale funzione ministeriale, poiché rappresentano un pericolo per la stabilità e lo sviluppo dell’opera ecclesiale.

2.  L’ABUSO D’UFFICIO: I collaboratori (diaconi, ecc.) abusano della loro posizione, quando si atteggiano a «quasi anziani» e lavorano in contrasto con i conduttori legittimi o ledono la loro fiducia. Abbiamo visto che il loro compito è quello di assistere i conduttori e di consigliarli, quando richiesto, ma mai di decidere e deliberare. Dove ciò avviene, rappresenta un abuso; tale collaboratore si squalifica, è degno di disciplina e, nei casi più gravi, di essere rimosso da tale incarico.
     La cosa singolare è che alcuni collaboratori pensano di poter processare un conduttore (missionario, pastore, ecc.), basandosi arbitrariamente su 1 Timoteo 5,20s! Ecco qualche nota esegetica al riguardo. Se si legge bene il contesto, si prenderà atto che la raccomandazione valeva per il missionario Timoteo verso gli «anziani» della comunità, non al contrario; essa non valeva assolutamente per collaboratori verso i conduttori, né per un conduttore verso un altro suo collega. Il verso 19 recita: «Tu [Timoteo] non ricevere accusa contro un anziano». Il «tu riprendili» si riferisce al missionario Timoteo. Quindi, se proprio si vuole interpretare correttamente il brano, ognuno deve associarsi nell’interpretazione e nell’esecuzione all’ingiunzione dell’apostolo: «Tu [Timoteo] osservi queste cose senza prevenzione, non facendo nulla con parzialità» (v. 21). Questa è l’interpretazione contestuale; le odierne applicazioni non possono esulare dal contesto originario. Qui si tratta, quindi, della fase missionaria di una chiesa, in cui il missionario rappresenta ancora l’autorità superiore nella comunità. Ribadisco che nessun conduttore può trarre da questo brano l’autorizzazione per procedere contro un suo collega, né tanto meno possono farlo i collaboratori contro un conduttore.

3.  ALCUNI CASI CONCRETI: Abbiamo visto che, quando una chiesa è nella fase missionaria, i missionari possono far partecipare i collaboratori al «consiglio di chiesa», alfine di prepararli a come gestire l’assemblea e ai compiti futuri. Tuttavia, laddove scavalcano le loro competenze, si rendono colpevoli. Ecco qui di seguito alcuni casi concreti, quando ciò avviene. [sul sito]

4.  VALUTAZIONE BIBLICA DI TALI CASI [→ sul sito]

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
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lunedì 11 maggio 2015

Consiglio di chiesa 1: Natura e dinamiche



CONSIGLIO DI CHIESA 1: NATURA E DINAMICHE




In questo articolo approfondiamo che cosa sia il consiglio di chiesa, quindi la sua natura e le sue dinamiche interne. Nel prossimo articolo approfondiremo i conflitti interni e la loro valutazione.




ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!


1.  ALCUNI TERMINI UTILI [→ sul sito]
2.  LE QUESTIONI NEL NT [→ sul sito]

3.  I DUE TIPI DI MINISTERI NEL NT: Sia in ambiente di missione, sia nelle assemblee locali, sono previste due differenti figure: i titolari e i loro collaboratori.
     Aspetto missionario: [→ sul sito]

     Aspetto ecclesiale: Similmente accadeva nella chiesa locale. Gli apostoli riconobbero dei loro collaboratori, che li coadiuvavano nelle incombenze pratiche, mentre essi stessi potevano dedicarsi maggiormente all’opera spirituale (At 6,2-6). Le due figure previste nella chiesa locale erano le seguenti (1 Tm 3,1-7.8-13; Tt 1,5-9): i conduttori (1 Tm 3,2 epískopos «sorvegliante, ecc.»; 1 Tm 5,17; Tt 1,5 presbýteros «anziano») aveva il compito di episkopḗ «sorveglianza, supervisione, sovrintendenza» (1 Tm 3,1), detenevano la presidenza nella chiesa locale e servivano con la Parola e l’insegnamento (1 Tm 5,17); essi pascevano il gregge (1 Pt 5,1ss) e svolgevano anche la cura pastorale (Gcm 5,14). I collaboratori (1 Tm 3,8.12 diákonoi «servitori; chi esegue i comandi di un altro»; da diṓkō nell’accezione di «seguire qualcuno; correre su commissione») avevano un incarico di natura pratica (cfr. diakonéō «essere un servitore, essere al servizio di, amministrare alle dipendenze di qualcuno e curando gli interessi di quest’ultimo»; 1 Tm 3,10).


4.  UN CONSIGLIO DI CHIESA?: Abbiamo visto che si parla di «anzianato» (gr. presbytérion), intendendo con esso il «consiglio degli anziani». Non è sbagliato parlare di «consiglio di chiesa», se si intende la stessa cosa. Abbiamo visto che in tutti i brani del NT, in cui furono prese decisioni, si riunirono solo i missionari (o emissari; gr. apóstoloi) e gli anziani. Non è mai scritto che altri, che coadiuvavano questi ultimi (collaboratori, servitori, assistenti, diaconi o come si voglia chiamarli), partecipassero a tale consesso e avessero un diritto di voto o di veto.
     Può succedere che, durante la fase missionaria di un’opera, un missionario si raduni con i suoi collaboratori, alfine di insegnare loro il modo come affrontare i problemi, cosicché un giorno, quando alcuni di loro saranno riconosciuti come conduttori, lo potranno affiancare nelle decisioni. In tal modo, un giorno, quando il missionario andrà via, essi potranno anche sostituirlo nella gestione della chiesa. Tuttavia, fintantoché essi sono collaboratori, la loro funzione è solo di interlocuzione e, di supporto e di consiglio, non decisionale né deliberante. In caso contrario, ciò costituirebbe un abuso rispetto alle direttive bibliche.

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
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venerdì 20 febbraio 2015

Cristiani strabici? Parliamone

CRISTIANI STRABICI? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Cristiani strabici». La tesi, da cui siamo partiti nel sottotitolo, è la seguente: Chi cerca il pelo nell’uovo nella vita dei fratelli in fede, si svia dagli obiettivi di Dio. Invece di lavorare alla sua vita, per un suo progresso spirituale e morale, viene distratto dall’interesse morboso per le imperfezioni altrui e si accanisce sull’esistenza degli altri. Nella sua mente si fa liste, cataloghi e schedari, in cui annota meticolosamente carenze, difetti e imperfezioni del prossimo. Allo strabismo morale segue, non di rado, anche la patologia della maldicenza. Il sospetto è una delle più grandi menzogne, con cui si può ingannare se stessi e fare del torno al prossimo.

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…

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martedì 17 febbraio 2015

Cristiani strabici



CRISTIANI STRABICI
Chi cerca il pelo nell’uovo, si svia dagli obiettivi di Dio

1.  ENTRIAMO IN TEMA

1.1.  L’imperfezione umana: In ogni chiesa locale sorgono problemi, che sia guidata da un conduttore o da un collegio; sia che il «consiglio di chiesa» sia formato perlopiù da persone irreprensibili, sia che abbia in sé qualche persona periodicamente instabile. Problemi nascono dai conduttori, dai collaboratori, dai membri o da persone esterne. Essi nascono quando i singoli, quali essi siano, smettono di guardare personalmente al Signore e si mettono alla ricerca dei difetti altrui; e se li trovano, invece di portarli in preghiera a Dio, li usano per la maldicenza e nello scontro personale. 

Chi cerca il pelo nell’uovo, si svia dagli obiettivi di Dio

Vari credenti mi scrivono, sia semplici membri, sia conduttori, sia collaboratori, e mi mettono al corrente della loro triste situazione personale, familiare, ecclesiale, e per chiedermi consigli. Le lotte della carne coinvolgono, quindi, i credenti in genere, i collaboratori nell’opera, i servitori, i conduttori e i missionari. Quindi, non esistono assemblee perfette, membri perfetti e conduttori perfetti. Alcuni mi scrivono di conduttori, che come padri-padroni tiranneggiano le loro comunità. Altri mi scrivono pure che alcuni membri, smarrendo il senso delle cose di Dio, sono ribelli e si danno a combattere in vari modi i conduttori della loro comunità, per veri o presunti torti, che avrebbero ricevuto; e continuano con le loro ostilità anche dopo essere usciti da tale assemblea.

1.2.  Miei scritti strumentalizzati: [sul sito]

2.  ALCUNI PRINCIPI SALUTARI: I seguenti principi valgono per tutti: per tutti i credenti, per collaboratori di chiesa a qualsiasi titolo, per servitori, conduttori e missionari. Non è escluso che persone instabili e immature abuseranno anche di tali principi. Tuttavia, come si dice da qualche parte: «Che te lo dico a fare?».

2.1. Perdita della giusta prospettiva: Quando Dio ci rivela nell’intimo nostro il suo Figlio, tutte le altre cose diventano secondarie per noi. Paolo fece tale esperienza: «Dio… si compiacque di rivelare in me il Figlio suo» (Gal 1,15s). E prese la seguente decisione: «Io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,8). Tuttavia, non tutti cercano primariamente e continuamente la faccia del Signore (cfr. Lam 2,19) e di diffondere il regno di Dio (cfr. At 28,23). Essi, invece di vincere il male col bene, si fanno vincere dal male (Rm 12,21). Così è stato al tempo del NT, così è oggi.

2.2. Perdita della bussola spirituale: Quando succede questo, ci si toglie l’armatura spirituale e ci si mette quella carnale; allora si diventa permeabile alle «insidie del Calunniatore» (gr. diábolos; Ef 6,11). Allora il Calunniatore ottiene facilmente spazio nei cuori incerti (Ef 4,27). Quindi, ottiene il risultato della sua opera malefica, facendo spostare il combattimento dal piano trascendentale a quello di carne e sangue (Ef 6,12).

2.3. Ricerca di falsi obiettivi: Allora alcuni, con finte motivazioni spirituali, portano avanti le loro proprie vendette (Rm 12,19) e le loro proprie battaglie con le armi della carne (2 Cor 10,3s). In specifici casi alcuni cercano prestigio e autorità e affliggono, perciò, coloro, che stanno già servendo il Signore con costanza e fedeltà. Questo è il caso di Maria e Aaronne contro Mosè (Nu 12,1ss), di Kore, Datan e Abiram contro Mosè e Aaronne (Nu 16,1ss), di Alessandro il ramaio contro Paolo (2 Tm 4,14s) e di Diotrefe contro Giovanni e altri con lui (3 Gv 1,9s).

SUL SITO LEGGI ANCORA I SEGUENTI PUNTI:
2.4. Ricerca di false motivazioni
2.5. Militanti per false cause
2.6. False occupazioni di coloro, che frenano l’opera
2.7. Alcune conseguenze deleterie

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mercoledì 12 novembre 2014

Fine del mondo e comunione dei beni



FINE DEL MONDO E COMUNIONE DEI BENI

1.  LE QUESTIONI: Chi conosce me e le mie opere, non dubiterà che io creda nel prossimo ritorno del Signore, nel giorno che Dio Padre ha stabilito. Non sono neppure contrario a forme di «comunanza» di vita e di beni, se ciò avviene senza coercizione e come volontario «impegno d’amore» di tutti verso tutti e per l’avanzamento del regno di Dio. Qui parliamo d’altro, ossia della coercizione a praticare assolutamente la comunione dei beni sulla base di un’ossessione apocalittica di un «santone»; e tale «collettivismo» distinguerebbe spesso la vera chiesa (tale gruppo) da tutto il resto dei cristiani, dichiarati come appartenenti a una chiesa oramai apostata.
     Durante il corso della storia, sono sempre sorti personaggi pieni di fervore apocalittico, che hanno predicato l’avvento del Signore nel giro di mesi o al massimo di qualche anno. Così facendo, hanno convinto o costretto i credenti a vendere tutti i loro beni e a mettere il ricavato in comune, nell’attesa di tale giorno. Durante il corso della storia troviamo sempre lo stesso modello ricorrente: tali «santoni» affermano con certezza che l’avvento del Signore è impellente, stabiliscono spesso anche delle date specifiche; e quando a tale scadenza il Signore non corrisponde alle loro presunte predizioni, invece di ravvedersi, trovano una scusante (alcuni non sono ancora pronti, c’è ancora del peccato in qualcuno degli adepti, non ci si fida ancora abbastanza del Signore, ecc.) e affermano di aver ricevuto una «ulteriore rivelazione», che sposta tale evento di diversi mesi o di alcuni anni (cfr. Montano, Gioacchino da Fiore, Thomas Müntzer). […]

2.  COMUNIONE DEI BENI QUALE COSTANTE NEL NT?: […] L’esperienza della chiesa di Gerusalemme (At 2) era dato dal fatto che i credenti giudaici fossero convinti che il Messia sarebbe ritornato nel giro di vari mesi o, al massimo, di qualche anno. In breve tempo, tale comunione dei beni e la sopravvenuta carestia (At 11,28) portarono i credenti di Gerusalemme e della Giudea in una grave crisi e in grande povertà. Infatti, Paolo e la sua squadra furono costretti a fare una raccolta di fondi tra le chiese a maggioranza gentile, per soccorrere tali credenti della Giudea, per alleviare la loro indigenza (At 11,29s), specialmente nei confronti dei «poveri fra i santi, che sono in Gerusalemme» (Rm 15,25ss; cfr. v. 31; 2 Cor 8,2ss; 9,1-15).
     Nel resto del NT non troviamo nulla del genere, che assomigliasse a una comunione dei beni, né tra i cristiani giudei, né tra quelli gentili. Troviamo invece che i fratelli non dovevano approfittare degli altri fratelli negli affari. Paolo ingiunse ai credenti «che nessuno inganni e frodi negli affari il proprio fratello, perché il Signore è il vendicatore di tutte queste cose» (1 Ts 4,6); ciò mostra che essi non praticavano la comunione dei beni, né avevano interessi lavorativi ed economici coincidenti. Ciò è mostrato anche dalla raccomandazione, secondo cui ciascuno non doveva cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri (Fil 2,4). A ciò si aggiunga che Paolo e la sua squadra, lungi dal raccomandare la comunione dei beni, esortavano «a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato di fare, affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nessuno» (1 Ts 4,11s). Qui Paolo insegnava che ognuno provvedesse alla propria vita, lavorando per sé, senza dipendere dagli altri e senza ingerirsi nei fatti altrui; solo ciò avrebbe permesso di vivere in pace. Questo è tutt’altro che un «collettivismo» cristiano o una comunione dei beni. […]

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: […] Ho avuto a che fare con personaggi del genere, e qualcuno di loro è così esaltato e fuorviato, che non si può far altro che mettere in guardia da loro. Non di rado, quando si va a sondare nel profondo di tali odierni «santoni», si scopre che hanno spesso un passato nella droga, nelle religioni orientali o nell’esoterismo, se non in tutti e tre tali ambiti. A un certo punto hanno cristianizzato le loro tesi gnostiche, e sono diventati così molto pericolosi per le anime. Si presentano spesso come particolari strumenti di Dio (unti, profeti, apostoli, ecc.). Come detto, avendo una certa capacità persuasiva e suggestiva, riescono spesso a manipolare così i loro seguaci, da vivere a spese dei loro seguaci. Quindi, la comunione dei beni è necessaria a loro, per sopravvivere senza lavorare.
     Coloro, che sono stati plagiati, considerano tali santoni come «canali» di rivelazione speciale e come «profeti» particolari di Dio per gli ultimi tempi. Spesso tali guru cristianizzati si paragonano a Elia (Mal 4,5s), attribuendo a sé tale compito, come fece W.M. Branham, dimenticando che per Gesù Giovanni Battista era «l’Elia che doveva venire» (Mt 11,13s). Oppure si paragonano volentieri a uno dei due profeti dell’Apocalisse (Ap 11,3-12), dimenticando però che essi saranno Ebrei e che agiranno durante il «giorno del Signore» in Gerusalemme. Intanto, tali santoni vivono a spese dei loro seguaci, con l’intento di costruirsi una propria organizzazione, con cui espandere il loro potere e spesso anche i loro profitti.

Questi sono solo alcuni stralci dell’articolo, che si trova sul sito. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Fine_beni_Esc.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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