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giovedì 14 maggio 2015

Voltar pagina



VOLTAR PAGINA


1. Di che parliamo?
     Il cristiano, che è stato ingiusto, cattivo e violento col suo prossimo, non può pretendere semplicemente di voltar pagina. Può arrogarsi la libertà di un cambiamento, ma non per questo arriverà la benedizione. Deve prima pentirsi del male fatto, ravvedersi e riparare il torto fatto. Anche a questo punto, Dio darà il perdono, ma Egli non cambierà pagina verso tale persona, se non prima di aver dato la sua giusta sanzione, corrispondente alla gravità del danno arrecato all’altra persona, all’onore e all’opera del Signore. 



2. Alcuni approfondimenti
     Ecco alcuni brani, su cui meditare.
     ■ «Lavatevi, purificatevi, togliete davanti agli occhi miei la malvagità delle vostre azioni; cessate dal fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate ragione all’orfano, difendete la causa della vedova! E poi venite, e discutiamo assieme, dice l’Eterno; quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; quand’anche fossero rossi come la porpora, diventeranno come la lana. Se siete disposti ad ubbidire, mangerete i prodotti migliori del paese; ma se rifiutate e siete ribelli, sarete divorati dalla spada; poiché la bocca dellEterno ha parlato» (Is 1,16-20).
     ■ «Fosti per loro un Dio perdonatore, benché tu punissi le loro male azioni» (Sal 99,8).
     ■ «Ma Dio dice all’empio: Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto, tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole? Se vedi un ladro, ti diletti della sua compagnia, e ti fai compagno degli adulteri. Abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua trama inganni. Ti siedi e parli contro tuo fratello, diffami il figlio di tua madre. Hai fatto queste cose, io ho taciuto, e tu hai pensato che io fossi come te; ma io ti riprenderò, e ti metterò tutto davanti agli occhi. Capite questo, voi che dimenticate Dio, perché io non vi laceri e nessuno vi liberi» (Sal 50,16-22).

3. Aspetti conclusivi [→ sul sito]

LO SCRITTO COMPLETO SI TROVA SUL SITO…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Volt_pag_EnB.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

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mercoledì 4 febbraio 2015

Portare insieme i pesi



PORTARE INSIEME I PESI


1. UN NUOVO DIVIETO: Non troverete mai un segnale stradale del genere, così come l’ho rappresentato; tuttavia, è necessario nella vita.
     Conosciamo il segnale del «divieto di transito»: un cerchio rosso con una barra orizzontale bianca, che sta a indicare che è proibito entrare in una strada, in cui è permesso solo la circolazione nel senso contrario. Non è un consiglio, ma un ordine tassativo.
     Di tale segnale stradale troverete varie interpretazioni umoristiche, specialmente quella in cui un ometto nero cerca di portarsi via la barra centrale. Io l’ho trasformata, mettendoci due ometti, per formulare un nuovo imperativo: «Vietato portare pesi da soli».
     Concetti del comune vivere all’interno della famiglia di Dio sono i seguenti: comunione, pari consentimento, vivere in pace, «gli uni gli altri» (in diverse variazioni), reciprocamente, a vicenda e così via. Un importante aspetto dell’etica del nuovo patto (o «legge di Cristo») recita come segue: «Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6,2).

SUL SITO LEGGI ANCORA I SEGUENTI PUNTI:
2. Alcuni approfondimenti
3. Aspetti conclusivi

[CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/A1-Port_pesi_EnB.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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giovedì 16 ottobre 2014

Semina bene oggi!



SEMINA BENE OGGI!

Nel campo agricolo non basta seminare, per poter mietere bene. Bisogna piantare la semenza giusta al tempo giusto, nel luogo giusto e nel modo giusto. Tutto ciò significa che anche in campo spirituale e morale, non solo bisogna sapere che cosa seminare per mietere, ma come farlo e a quale tempo. Inoltre, per poter arrivare a un buon raccolto, bisogna curare tale campo spirituale e morale e bisogna agire anche con fede e timor di Dio.

Domande di lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
     1. Sul piano spirituale e morale stai seminando nel luogo giusto? Qual è lo stato del tuo cuore? (terra battuta, pietre, spine, buona terra).
     2. Stai seminando la semenza giusta in senso spirituale e morale? Le tue opere sono fatte secondo la carne (zizzanie) o secondo lo Spirito (buon seme)?
     3. Stai seminando nel modo giusto? Stai seminando il seme giusto, spiritualmente e moralmente parlando, nel luogo giusto, ma nel tempo sbagliato e nella maniera sbagliata?
     4. Seminando, hai tenuto presente gli eventuali fattori della contingenza (siccità, fuoco, intemperie, ecc.), che possono mettere a rischio il seme piantato o le piante in crescita?
     5. Che cosa fai per proteggere il seme piantato o le piante risultanti da parassiti, malattie, erbacce e altri elementi avversi?
     6. Hai fatto proprio tutto ciò, che c’era da fare, per arrivare a un buon raccolto?
 


Sul sito si trovano anche i seguenti punti: 1. Bisogna seminare per raccogliere; 2. I fattori esterni.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Semina_oggi_Mds.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 24 febbraio 2014

Vedere e guardare



VEDERE E GUARDARE

1.  STAI SOLO VEDENDO O GIÀ GUARDANDO?: Chi pensa che guardare e vedere sia la stessa cosa, si sbaglia. Vedere è generico, e guardare è specifico, tanto più se si vuole scrutare e contemplare. Si può vedere un quadro o un’immagine, senza guardare l’essenziale né trarre considerazioni. Vedere significa percepire con la vista, prendere cognizione della realtà esterna attraverso il senso della vista. Guardare significa, oltre a volgere lo sguardo per vedere qualcuno o qualcosa, esaminare o osservare attentamente. Ad esempio si vede un microscopio, ma si guarda un vetrino al microscopio. Si può vedere un ammalato (bambino, anziano, ecc.), ma altra cosa è guardarlo, ossia assisterlo, accudirlo. Una cosa è vedere un prigioniero, altra cosa è guardarlo, ossia vigilarlo, sorvegliarlo. E la lista potrebbe continuare.
     Guardare significa anche contemplare, ossia esaminare a lungo, anche con l’intento di meditare e riflettere profondamente sui suoi particolari (cfr. Sal 119,18.37; Is 33,7), per trarre poi delle considerazioni (cfr. Nu 23,9). Guardare significa anche scrutare, per intendere o esaminare attentamente, ad esempio per capire (Pr 20,27; 25,27; Lam 3,40). 

  

2.  RIACQUISTARE LA SENSIBILITÀ: Gli idoli morti non hanno sensibilità, quindi «hanno occhi e non vedono» (Sal 115,5; 135,16). Similmente, quando si vive nel peccato, si diventa insensibile a esso, come se si fosse spiritualmente morti. Dio disse a Israele: «Ascoltate ora questo, o popolo stolto e senza cuore, che ha occhi e non vede, che ha orecchi e non ode» (Gr 5,21). […] L’apostolo Paolo disse nell’areopago di Atene che Dio agisce in certi modi nella storia, affinché i pagani «cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi» (At 17,27). […]
     Se non ci vedi chiaro nelle cose di Dio, chiedi a Lui di farti recuperare la vista spirituale e di illuminarti con la sua luce; ciò vale anche per i credenti. Al conduttore della chiesa di Laodicea, che il Signore Gesù considerava cieco, Egli mandò a dire tra altre cose, quanto segue: «Io ti consiglio di comprare da me… del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu veda» (Ap 3,18).

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Ved_guard_EnB.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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sabato 28 dicembre 2013

Prendi il punto di vista più alto



PRENDI IL PUNTO DI VISTA PIÙ ALTO

1. ENTRIAMO IN TEMA
     Le locuzioni «punto di vista» o «modo di vedere» non esistono nella Bibbia, essendo espressioni abbastanza moderne. Tuttavia, c’è tale realtà, sebbene espressa diversamente. Ognuno ha le sue «ragioni» (cfr. Giobbe 13,6; 16,21; 33,5; Isaia 14,21; Geremia 12,1), i suoi «argomenti» (Giobbe 23,4; 32,11) e quanto possa dire a sua difesa (Atti 22,1; 24,10; 25,7; 26,1.24; 1 Corinzi 9,3; 2 Timoteo 4,16). Ci sono anche cose che si giudicano o si ritengono (reputano, stimano, ecc.; Romani 8,18; 1 Corinzi 4,9; Filippesi 3,7s; 2 Pietro 1,13) e «proposte», che vengono accettate o rifiutate da altri (Atti 6,5; 15,19ss).
     Il proprio punto di vista delle cose resterà pur sempre limitato. Pensiamo a un maestro che manda i suoi discepoli in una camera buia, dove c’è un elefante, per tastare l’animale e dire ognuno che di cosa pensa si tratti. Ognuno parlerà in funzione ci ciò, che ha tastato e di ciò che si è convinto che esso sia. Ciò mostra la limitazione dei singoli punti di vista soggettivi, della necessità del confronto fra i diversi punti di vista (qui dei discepoli) e della corrispondenza con chi conosce la verità (qui il maestro).
     Quando si è spiritualmente disorientati, si va avanti come in questa descrizione: «Andiamo tastando la parete come i ciechi, andiamo a tastoni come chi non ha occhi; inciampiamo in pieno mezzogiorno come nel crepuscolo» (Isaia 59,10). Come disse Paolo agli ateniesi, il Signore fa del bene agli uomini, che non conoscono la rivelazione biblica, «affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché Egli non sia lungi da ciascun di noi» (Atti 17,27).
            Il proprio punto di vista può essere giusto solo soggettivamente. Infatti, è scritto: «La via dello stolto è diritta agli occhi suoi, ma chi ascolta i consigli è saggio» (Proverbi 12,15). Un punto di vista arbitrario ha amare conseguenze. Infatti, «c’è una via che all’uomo sembra diritta, ma finisce con il condurre alla morte» (Proverbi 16,25). A ciò si deve la raccomandazione della sapienza a prendere il punto di vista di Dio. «Confidati nell’Eterno con tutto il cuore, e non t’appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie, ed egli appianerà i tuoi sentieri. Non ti stimare saggio da te stesso; temi l’Eterno e ritirati dal male; questo sarà la salute del tuo corpo e un refrigerio alle tue ossa» (Proverbi 3,5ss).

Sul sito seguono i seguenti punti: 2. Alcuni casi particolari; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/A1-Punto_di-vista_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.


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mercoledì 4 dicembre 2013

Per non prosciugarsi



PER NON PROSCIUGARSI

«Gesù è l’acqua della vita. Chi crede in lui, ciò che è indurito in costui, viene sbriciolato. In lui scorre una fonte, che non si esaurisce mai più, perché è una fonte divina» (Anselm Grün; fonte: http://puntoacroce.altervista.org/+Cita/Cita_F_Mds.htm, al lemma «Fonte viva»).



     Il Salmista pregava: «Io stendo le mie mani verso te; verso di te l’anima mia è come una terra assetata» (Sal 143,6; cfr. 42,3).
     Durante una pioggerellina d’estate, si allargano le braccia e si innalza la faccia, per catturare la maggior parte delle miti gocce, che cadono. Una terra assetata, in cui i semi sembrano morti, ma sono solo in attesa, si prepara a ricevere l’acqua dal cielo, perché essa chiuda i profondi solchi dell’arsura, sbricioli le pietrificazioni e pareggi il suolo. In breve tempo nasce nuova vita e la faccia della terra si trasforma. Similmente il credente ha l’anima assetata del Signore e sembra stendere le proprie braccia, quasi che voglia catturare una grande quantità delle benedizioni divine.

     ■ «Se alcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva fluiranno dal suo seno» (Gv 7,37s).
     Sì, Gesù, essendo il Messia promesso, può appagare l’anima assetata; solo Lui può farlo, avendo parole di vita eterna (Gv 6,68s). Quando ciò avviene, la corrente di benedizione, che fluirà nel credente, defluirà da lui, toccando quanti stanno intorno a lui.
     Solo ciò, che è appagato, può veramente dare appagamento agli altri. Solo chi è benedetto, può essere di benedizione per altri (Gn 12,2s). Le benedizioni dei cristiani biblici superano quelle materiali, promesse ad Abramo e alla sua discendenza: «Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo» (Ef 1,3).

Ecco, che cosa fare per non prosciugarsi e per non rischiare la propria salute spirituale. […] Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Non_prosciuga_Esc.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.

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martedì 19 novembre 2013

Prova te stesso col discernimento biblico



PROVA TE STESSO COL DISCERNIMENTO BIBLICO


1. POSOLOGIA
     Questo preparato terapeutico, chiamato «discernimento biblico», può essere preso prima, durante o dopo i pasti e nelle quantità, che si riesce a metabolizzare secondo la formula: maturità spirituale per zelo per ubbidienza a Dio diviso carnalità per narcisismo.

2. DOSAGGIO E VERIFICA DELL’EFFICACIA
     Ognuno faccia i calcoli per sé, verificando poi il tutto, come «prova del nove», con la seguente formula: «cuore puro» più «buona coscienza» più «fede non finta», usando anche come minimo denominatore il coefficiente dell’amore (1 Tm 1,5).

3. CATEGORIE RISULTANTI
     Se il risultato è fra 0 e +10 sei un neofita e necessiti di insegnamento nella sana dottrina (2 Tm 3,16s); fra +11 e +15 sei un credente incostante, che necessita di correzione, disciplina e ubbidienza (Gcm 1,4-8; Eb 12,711); fra +16 e +20 sei sulla buona via della santificazione e comprendi la volontà di Dio (2 Cor 7,1; Rm 12,2; Gcm 3,2); fra +21 e +25 sei un credete maturo e puoi capire la particolare sapienza di Dio (1 Cor 2,6s; Fil 3,15s); da +26 in poi si è sulla buona strada per essere irreprensibili (Ef 1,4; Fil 2,15; 1 Ts 2,10; 3,13) e si può, quindi accedere ai ministeri di primo piano (1 Tm 3,2.10; 6,14; Tt 1,6s; 2,6ss).
     Se il risultato è fra 0 e -10 manchi di sapienza scritturale e sei uno dei «bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina» (Ef 4,14); […]

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Provati_discern_Mds.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.

martedì 16 luglio 2013

Tacere eloquente

TACERE ELOQUENTE

I motivi, per cui si tace, sono tanti e hanno varia causa. Si tace, secondo i casi, per motivi positivi o negativi, ad esempio: per rifiuto, per delusione, perché si è seccati dalle tante parole altrui, perché feriti nell’amor proprio o nella dignità, perché oramai le parole sono inutili, per lutto, per auto-commiserazione, per disperazione, per non ferire, per pudore, per timore di conseguenze, per vergogna dinanzi ad altri, per non svelare un segreto, per non tradire, per codardia e così via. […]
     Un silenzio non si può smentire né confutare. Per capirne il senso, ci vuole una grande capacità interpretativa. Gente distratta o insensibile non comprende le parole né i silenzi, né i gesti o la mimica, che li accompagnano. […]
     Tacere può essere eloquente, e il silenzio può lasciare una eco rimbombante nella mente altrui.
     C’è il tempo per tacere e quello per parlare. Infatti, anche il silenzio può rendere colpevoli. Oppure, il ravvedimento può nascere, tacendo dinanzi a Dio e aspettando che sia Lui a parlare alla coscienza. Ci sono tempi di decadenza spirituale e morale, in cui chi annuncia la verità viene evitato o messo a tacere. Inoltre, ci sono persone, che non vogliono veramente ascoltare la verità, ma solo trovare una conferma al proprio pregiudizio e un pretesto per accusare e colpire la persona dabbene. Il discernimento sta nel sapere quando tacere e quando parlare.

     Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Tace_eloquent_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}




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martedì 28 maggio 2013

Dal circolo vizioso al circolo virtuoso

DAL CIRCOLO VIZIOSO AL CIRCOLO VIRTUOSO

1. Dalle stelle alle stalle
     Può succedere che abbiamo buoni propositi e ci prefiggiamo degli ottimi obiettivi per la nostra fede, per la nostra devozione e per la nostra vita. Siamo semplicemente entusiasti e il vento sembra gonfiare le nostre vele e spingerci avanti.
     Poi, succede qualcosa che spezza l’idillio e ci toglie la serenità. Troviamo delle pietre sulla strada, che ci fanno inciampare, degli ostacoli non previsti o qualcuno che ci mette il bastone fra le ruote. E spesso la causa è rappresentata proprio dalle persone vicino a noi che, appena vengono a conoscenza dei nostri intenti e dei nostri obiettivi, remano contro e ci mortificano. Allora la nostra vita viene lì per lì scompigliata.
     Quando la fede nel Signore è debole o si è ancora troppo immaturi nella fede, stranamente alcuni credenti si fanno condizionare da ciò. La cosa singolare è che si isolano dai fratelli, rinunciando proprio al rimedio per il loro malessere: condividere la comunione fraterna! Il risultato è che spesso comincia nella loro vita un «circolo vizioso», che permette al male di vincerli e di isolarli ancor di più dalla comunione col Signore e con i fratelli. Dove ciò accade, il diavolo e la carne hanno vinto!
     Il mio motto, che ripeto a tali credenti, che si isolano dalla comunione, è il seguente: «Il tizzone lontano dal camino si raffredda lentamente e neppure se ne accorge». Chi si isola dalla comunione fraterna, perché ha dei problemi, non solo non li risolve, ma essi si accentuano sempre di più, unitamente alla propria carnalità.
     Come fare per passare dal «circolo vizioso» al «circolo virtuoso»? Lo vedremo nei prossimi punti. 



Sul sito seguono i seguenti punti: 2. Invertire la rotta; 3. Dalla vecchia alla nuova prospettiva; 4. Per l’approfondimento biblico.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/A1-Circolo_vizio_virtu_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

lunedì 29 aprile 2013

Oltre i propri limiti


OLTRE I PROPRI LIMITI



«Tempo addietro pensavo che, ancor prima d’iniziare a cantare lodi a te, dovevo lamentarmi di tutta la mia miseria. Ora, ti ho contemplato, e sono del tutto trasformato, perché tu mi hai portato ben oltre i limiti di me stesso» (Matilde di Magdeburgo, 1207-1282; Fonte: «Limiti [Oltre i ~]»).



Ammetto di non avere molte simpatie per i mistici. Tuttavia, quando ho letto, tempo fa, la preghiera di questa mistica tedesca del Medioevo, ho dovuto pensare al rapporto fra uno sportivo e il suo allenatore, da cui aveva ricevuto finora istruzioni solo per telefono. Ogni volta che lui gli chiedeva come vanno gli allenamenti, era tutto un lamento sulle molteplici cose, che non andavano. Un giorno, l’istruttore venne lui stesso, gli fece vedere come bisogna fare, mostrandogli esempi concreti; ciò fu per l’allievo una vera trasformazione. L’addestratore lo fece provare, fece superare allo sportivo i limiti di se stesso, aumentò gradualmente la sua efficienza e portò l’allievo al massimo delle sue prestazioni. Tale atleta poté diventare un campione della sua categoria.



Similmente avviene nella vita di fede col nostro rapporto col Signore. Possiamo lamentarci con Lui di mille cose che non vanno nella nostra vita, negli altri, nelle circostanze, nel nostro servizio, e così via. Così creiamo una cortina fumogena, che ci impedisce di vedere, con gli occhi della fede, ciò che il Signore è e che cosa vuole da noi. Quando ci mettiamo a contemplare il Signore, mediante la meditazione della sua Parola, la lode personale e comunitaria, allora vediamo la sua grandezza e ci disponiamo a essere da Lui trasformati, allenati e portati molto di là dai nostri limiti. Allora la nostra vita di fede, le nostre giornate, il nostro servizio, i nostri rapporti con l’ambiente e con gli altri non saranno più gli stessi. Ci terremo sempre allenati, contemplando il nostro Allenatore e mettendo in pratica le sue istruzioni, e potremo essere vittoriosi




     ■ «Non sapete voi che coloro i quali corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, una incorruttibile. Io quindi corro, ma non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, che talora, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia squalificato» (1 Corinzi 9,24-27).

     ■ «Non che io abbia già ottenuto il premio o che sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il corso, se mai io possa afferrare il premio; poiché anch'io sono stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non reputo d'avere ancora ottenuto il premio; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corso verso la mèta, per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù» (Filippesi 3,12ss).



Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?



Il resto dello scritto si trova sul sito.

     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Oltre_limiti_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



venerdì 30 novembre 2012

Mi sono bloccato



MI SONO BLOCCATO

«O Dio, abbia pietà, quando in me non c’è posto per te. Vieni, o Dio, per un momento, e donami una parola, che mi apra e mi porti avanti. Signore, abbi pietà» (Günter Ruddat; tradotto e adattato da Nicola Martella; fonte: «Parola di grazia»).

Chi non lo conosce: un movimento sbagliato, un colpo di freddo, uno strappo muscolare, un «colpo di frusta» o un cosiddetto «colpo di strega» e ci troviamo bloccati per giorni, senza poterci muovere. Tutti i tentativi per sbloccarci, vanno a vuoto. Similmente accade, a volte, sul piano spirituale.
     Ci sono momenti, in cui ci si chiude e blocca come un vecchio lucchetto, e tutti i tentativi di sbloccarsi risultano vani. […]
     Quando un suono colpisce un diapason alla stessa lunghezza d’onda, esso vibra e risuona. Similmente anche noi necessitiamo di una parola di grazia da parte del Signore, che dalla sacra Scrittura vibri all’unisono nella nostra particolare situazione e ci apra a una nuova relazione con Dio. Una volta avviata, tale nuova melodia nel nostro spirito, essa farà vibrare all’unisono altri versi della Scrittura, con cui sentiremo nuovamente che Dio ci parla, ci esorta, ci ammonisce, ci insegna, ci incoraggia, ci consola. Il lucchetto è di nuovo ben oleato e la chiave lo apre senza difficoltà. […]

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Bloccato_GeR.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

martedì 6 novembre 2012

Sfide che ti cambiano la vita



SFIDE CHE TI CAMBIANO LA VITA

«Molte delle cose, in cui eccelliamo, sono sorte perché abbiamo incontrato individui, che ci hanno contrastati, provocati o costretti a fare ciò, che sappiamo fare. Poi, ci abbiamo preso gusto, e ciò ci ha motivati a proseguire» (Nicola Martella; fonte: Sfide).

1. La sfida che ti cambia
     Ci sono sfide, che ti rendono interiormente libero. Esse ti fanno rendere conto di ciò che sei veramente, ciò che sei in grado di fare e ciò che puoi diventare. Esse ti danno un’identità, che prima non credevi di avere. Da ciò nasce la tua chiamata, e ti senti improvvisamente libero, anche libero di prendere su di te responsabilità e sacrifici, costi quel che costi, indipendentemente da ciò che dicono gli altri. Per il credente biblico diventa la sfida della fede. Sai che devi andare in tale direzione, devi raggiungere la meta, magari scalando montagne o nuotando controcorrente. Ne hai la convinzione interiore e senti una santa chiamata ad accettare tale sfida. La sfida ti ha mutato, per sempre.

2. La nascita di prodi e di eroi
     È difficile immaginarsi Sansone, uno degli eroi nazionali degli Israeliti, senza i Filistei. Anche altri giudici d’Israele compirono atti eroici, dettati dall’estrema necessità, in cui essi stessi e il popolo si trovavano. È altresì difficile pensare all’eroismo di Davide, futuro re d’Israele, senza un temibile avversario come Goliat. Anche Giuseppe, figlio di Giacobbe, che appariva ai suoi fratelli come un fanfarone e figlio di papà, solo attraverso tutte le tristi vicissitudini, che fu costretto a sperimentare (schiavo, accusato ingiustamente, carcerato), poté diventare un uomo talmente saggio e capace da poter essere il viceré dell’Egitto. La lista potrebbe continuare.
     Anche per Saulo da Tarso, il momento della sua più grande umiliazione (fu disarcionato da Gesù sulla via di Damasco, dove intendeva fare una strage di cristiani), rappresentò l’inizio di una nuova vocazione, carriera e ministero: quella di Paolo, l’apostolo delle genti al servizio di Cristo. Egli stesso, ricordando il suo passato curriculum di tutto rispetto, confessò ai credenti di Filippo: «Ma ciò che per me era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,7s).
     Questi sono soltanto alcuni esempi, che illustrano come la necessità, il contrasto e le circostanze avverse rendono intrepidi: fanno prendere coraggiose decisioni, fanno sprigionare grandi energie in chi è tenace e creano persone speciali, se non eroi. Quando poi nasce la vocazione

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/A1-Sfide_cambia_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

martedì 31 gennaio 2012

Eccellere nei limiti posti

«Inutile voler essere un albero, se sei nato fiore del campo; ma sii il fiore migliore, che tu possa essere. La virtuosità non sta nel fissarsi su ciò, che sta fuori delle proprie possibilità e che non si raggiungerà mai; ma, essendo consci dei propri limiti attuali, bisogna avere obiettivi chiari, fare passi costanti e decisivi nella direzione giusta e dare il massimo con le possibilità, che si hanno al momento» (Nicola Martella).


 
Dai il massimo di te stesso con quel, che sei, invece di voler essere una pessima imitazione.

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarlo formulare contributi confacenti al tema):
     ■ «Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che ne subiremo un più severo giudizio, poiché manchiamo tutti in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo» (Giacomo 3,1).
     ■ «Il timor dell’Eterno è scuola di perizia; e l’umiltà precede la gloria» (Proverbi 15,33).
     ■ «Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò, per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi…» (Filippesi 3,12-15).
     ■ «Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungetealla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l’autocontrollo; all’autocontrollo la pazienza; alla pazienza la devozione; alla devozione l’affetto fraterno; e all’affetto fraterno l’amore. Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo» (1 Pietro 1,5-8). 

-> I contributi dei lettori si trovano qui: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Eccelle_limiti_Mds.htm