OLTRE I PROPRI LIMITI
«Tempo addietro pensavo che, ancor prima d’iniziare a
cantare lodi a te, dovevo lamentarmi di tutta la mia miseria. Ora, ti ho
contemplato, e sono del tutto trasformato, perché tu mi hai portato ben oltre i
limiti di me stesso» (Matilde di Magdeburgo, 1207-1282; Fonte: «Limiti
[Oltre i ~]»).
Ammetto di non avere
molte simpatie per i mistici. Tuttavia, quando ho letto, tempo fa, la preghiera
di questa mistica tedesca del Medioevo, ho dovuto pensare al rapporto fra uno sportivo
e il suo allenatore, da cui aveva ricevuto finora istruzioni solo per
telefono. Ogni volta che lui gli chiedeva come vanno gli allenamenti, era tutto
un lamento sulle molteplici cose, che non andavano. Un giorno, l’istruttore
venne lui stesso, gli fece vedere come bisogna fare, mostrandogli esempi
concreti; ciò fu per l’allievo una vera trasformazione. L’addestratore lo fece
provare, fece superare allo sportivo i limiti di se stesso, aumentò
gradualmente la sua efficienza e portò l’allievo al massimo delle sue
prestazioni. Tale atleta poté diventare un campione della sua categoria.
Similmente avviene nella vita di fede
col nostro rapporto col Signore. Possiamo lamentarci con Lui di mille cose che
non vanno nella nostra vita, negli altri, nelle circostanze, nel nostro
servizio, e così via. Così creiamo una cortina fumogena, che ci
impedisce di vedere, con gli occhi della fede, ciò che il Signore è e che cosa
vuole da noi. Quando ci mettiamo a contemplare il Signore, mediante la
meditazione della sua Parola, la lode personale e comunitaria, allora vediamo
la sua grandezza e ci disponiamo a essere da Lui trasformati, allenati e
portati molto di là dai nostri limiti. Allora la nostra vita di fede, le nostre
giornate, il nostro servizio, i nostri rapporti con l’ambiente e con gli altri
non saranno più gli stessi. Ci terremo sempre allenati, contemplando il nostro
Allenatore e mettendo in pratica le sue istruzioni, e potremo essere vittoriosi.
■ «Non sapete voi che coloro i quali corrono
nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in
modo da riportarlo. Chiunque fa l'atleta
è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona
corruttibile; ma noi, una incorruttibile. Io quindi corro, ma non in modo
incerto; lotto al pugilato, ma non
come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in
schiavitù, che talora, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia squalificato» (1 Corinzi 9,24-27).
■ «Non che io abbia già ottenuto il premio o che sia già arrivato alla
perfezione; ma proseguo il corso, se mai io possa afferrare il premio; poiché anch'io sono stato afferrato da Cristo
Gesù. Fratelli, io non reputo d'avere ancora ottenuto il premio; ma una cosa
faccio: dimenticando le cose che
stanno dietro e protendendomi verso
quelle che stanno dinanzi, proseguo il
corso verso la mèta, per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio
in Cristo Gesù» (Filippesi 3,12ss).
Che cosa ne
pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
Il resto dello scritto si trova sul sito.
[CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Oltre_limiti_Avv.htm
] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel
merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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