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giovedì 10 maggio 2018

Anche Gesù aveva due padri?

ANCHE GESÙ AVEVA DUE PADRI?
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In un certo senso sì, ma non nel senso dell’ideologia gender. Infatti, uno era il Padre spirituale, l’altro era il padre putativo, per altro sposato con una donna, con cui generò figli e figlie. Inoltre, i due padri di Gesù non convivevano insieme, ma uno era in cielo (Padre celeste) e l’altro viveva a Nazareth (padre legale). A ciò si aggiunga che essi non condividevano lo stesso letto, né avevano rapporti sessuali insieme, visto che ambedue consideravano una relazione del genere contro natura.
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=> Perciò, è puerile sfoggiare questo argomento, essendo senza consistenza, ma solo ideologico e strumentale!
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Fonte: https://www.facebook.com/Fede.controcorrente/photos/a.397078548681.178010.283338718681/10159942965213682/?type=3 (Iscriviti o abbonati!).

martedì 26 febbraio 2013

Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli? Parliamone

PERCHÉ NON RICORRONO MAI GLI OMOSESSUALI NEGLI EVANGELI? PARLIAMONE

Qui di seguito riportiamo la discussione dell’articolo «Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli?». Da esso è sorta la questione del rapporto fra carisma e preparazione riguardo all’intervento pastorale specifico in caso di omosessualità, che discutiamo in questo tema: «Rapporto fra carisma e preparazione nella consulenza». Ora, in questo luogo ci limitiamo soltanto a riportare la discussione sulle questioni poste nell’articolo di riferimento.



[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Omosessuali_Evangeli_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

venerdì 4 gennaio 2013

Rapporto fra carisma e preparazione nella consulenza in campo sessuale


RAPPORTO FRA CARISMA E PREPARAZIONE NELLA CONSULENZA IN CAMPO SESSUALE

Eravamo partiti dall’articolo «Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli?». Esso però ha preso tutta un’altra piega, diventando specialmente un confronto sulla cura pastorale, ossia una discussione sul rapporto fra «carisma» e «preparazione» adeguata nel delicato ambito della cura pastorale in casi specifici come il trattamento dell’omosessualità. Tutto ciò ha mostrato due atteggiamenti di fondo: ▪ 1. Atteggiamento carismatico: il carisma è tutto, la preparazione è solo contorno, se non addirittura inutile. ▪ 2. Atteggiamento funzionale alla consulenza: la preparazione è tutto, sebbene un carisma specifico non sia inopportuno.
     Ho notato che nella discussione di «temi caldi» un gran ruolo hanno in proposito i seguenti elementi: la terminologia usata in modo differente, il livello culturale di riferimento che facilita o meno la comprensione delle questioni poste, la comprensione della problematica in tutti i suoi aspetti, l’assolutizzazione della propria opinione ed esperienza a unica verità, la capacità o meno di ascoltare e capire il punto di vista dell’altro. Temi del genere mostrano che non si sta rispondendo all’altro nel merito, dopo aver capito veramente il suo punto di vista, ma si sta parlando a prescindere, come se davanti si avesse «l’incarnazione» di un presunto male assoluto, che si cerca di combattere da tempo. Chiaramente ciò non aiuta nella comprensione globale del problema in discussione né a trovare soluzioni comuni. Non mi resta che mettere questo tema all’attenzione dei lettori, augurandomi che possa essere discusso senza ideologia e parzialità, ma con pacatezza e cognizione di causa.
     Per l’approfondimento sulla consulenza in campo sessuale, rimando al riguardo in «Disturbi e abusi (Sesso & affini 3)» ai seguenti articoli: «Sessualità e consulenza», pp. 5-12; «Le terapie della sessualità», pp. 13-21; «Atmosfera e contesto», pp. 22-26; «Omosessualità, Bibbia e consulenza», pp. 172-184; cfr. qui sul tema specifico anche: «L’omosessualità», pp. 157-171; «L’amicizia fra uomini» (pp. 185-193).

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Caris_prepara_consul_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/rapporto-fra-carisma-e-preparazione-nella-consulenza-in-campo-sessuale/10151416940967990

mercoledì 26 dicembre 2012

Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli?


PERCHÉ NON RICORRONO MAI GLI OMOSESSUALI NEGLI EVANGELI?

Testimoniando ad alcuni gay, ho trovato chi mi hanno posto questo quesito: Perché nei Vangeli, libri unici dove Gesù vive e parla in prima persona, nelle situazioni narrate non s’incontra il peccato dell’omosessualità? Non posso nascondere d’essermi trovato in «difficoltà». Sarei grato se vorrete darmi una qualche delucidazione, così che possa confrontare la validità del mio pensiero in merito. Distintamente, Grazie. {A. N.}

L’argomento del silenzio (gli Evangeli non parlano mai di omosessuali) può incantare solo chi non conosce profondamente la cultura giudaica d’allora. Esso è un argomento a doppio taglio per chi lo usa e come un boomerang ritorna indietro, colpendo il mandante.

1. Una questione già affrontata
A tale questione ho già risposto sul sito «Fede controcorrente». Nell’articolo «Omosessualità quale fornicazione?», in cui mi confronto con Gianni Geraci, militante gay cristianizzato, la sua tesi è proprio questa: «Per quel che concerne l’omosessualità ho sempre osservato che Gesù, nel vangelo, non ne parla mai».
A lui risposi quanto segue: — Quanto a Gesù, che non avrebbe mai parlato dell’omosessualità, egli come rabbino non doveva far altro che portare la giusta interpretazione della Torà. E questa era molto esplicita in merito. A quel tempo l’omosessualità non costituiva argomento di dibattito, poiché tale costume rappresentava un tale abominio nel giudaismo che i responsabili di ciò venivano lapidati. Al tempo dei Maccabei già l’esposizione della nudità in pubblico, durante i giochi ginnici imposti da Antioco Epifane, fece traboccare il vaso e innescò la rivolta. Quindi nessun alibi. La pratica omosessuale era considerata fornicazione. Gesù disse in merito: «Dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l’uomo» (Mt 15,19s); Mc 7,20ss è anche più esplicito. Gesù considerava qualsiasi tipo di fornicazione, quindi anche la pratica omosessuale, una contaminazione della persona. — Fin qui quanto detto da me in tale articolo.
Ribadisco una questione molto semplice. La cultura ebraica era paragonabile nell’etica d’allora a quella vigente oggigiorno, ad esempio, nell’Arabia Saudita o in Iran. Non erano solo gli adulteri a essere messi a morte per lapidazione (cfr. Gv 8,3ss), ma ogni tipo di fornicazione, specialmente quella omosessuale. Per questo gli omosessuali non ricorrono negli Evangeli né essi ebbero a che fare con Gesù. Chiunque si esponeva pubblicamente, firmava la sua condanna a morte.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Sodoma e Gomorra; 3. Perché quindi negli Evangeli non si parla mai di omosessuali?; 4. Quando l’Evangelo arrivò tra i pagani.
[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Omosessuali_Evangeli_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Disturbi e abusi, Sesso & Affini 3 (Punto°A°Croce, Roma 1998), gli articoli: «L’omosessualità», pp. 157-171; «Omosessualità e Bibbia», pp. 172-184; «L’amicizia fra uomini», pp. 185-193.


giovedì 14 aprile 2011

Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? Parliamone

GRAZIA DI DIO, ALIBI PER STILE DI VITA PECCAMINOSO? PARLIAMONE

Negli articoli «Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 1: I frutti mostrano l’albero» e «Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 2: Una devozione cristiana senza un’etica sessuale biblica?» abbiamo visto che l’apostolo Paolo espresse i due aspetti concomitanti della grazia efficace e della fede verace come segue: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (2 Tim 2, 19).
     Una «grazia a poco prezzo» diventa un alibi per condurre uno stile di vita peccaminoso. Certo, senza la grazia di Dio nessuno potrebbe entrare nel suo nuovo patto e, quindi, nella sua salvezza. La grazia è però costata un alto prezzo a suo Figlio Gesù Cristo. Ora, sebbene la salvezza sia per grazia mediante la fede, chi entra in essa deve sapere benissimo che essa non viene svenduta, né è a buon mercato per chi l’accetta. L’accettazione della grazia salvifica di Dio ha come beneficio la vita eterna, ma implica per il credente nientemeno che la rinuncia a se stesso e l’accettazione della croce di Cristo. «Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso e prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita a causa mia, la troverà”» (Mt 16, 24s; cfr. 10, 37ss; Lc 9, 62).
     Chi si unisce al Signore diventa una stessa cosa con Lui (Rm 6, 5; 1 Cor 6, 17), al pari di come il ferro, che viene messo nel fuoco. Tale realtà fu espressa da Paolo come segue: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). Chi è stato immerso nel «corpo di Cristo» mediante lo Spirito Santo (1 Cor 12, 13), ha questa profonda identificazione, ossia «d’essere trovato in lui, avendo non una giustizia mia, derivante dalla legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo; la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede; in modo che io possa conoscere lui, Cristo, e la potenza della sua risurrezione, e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti» (Fil 3, 9ss). [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Grazia_alibi_pecca_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

martedì 12 aprile 2011

Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 2


GRAZIA DI DIO, ALIBI PER STILE DI VITA PECCAMINOSO? 2
Una devozione cristiana senza un’etica sessuale biblica?

Le convinzioni dei gruppi omosessuali, che si rifanno al cristianesimo, sono note e abbiamo già discusso nel merito in passato. Anche con Gianni Geraci ci siamo confrontati in passato su tale questione.
            Questo articolo risponde alla sua replica all’articolo «Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 1: I frutti mostrano l’albero». In esso, usando le asserzioni di Gianni Geraci, mostravo che la devozione cristiana e l’etica biblica vanno insieme e, per essere legittime, devono corrispondere ai canoni scritturali della volontà di Dio. Abbiamo visto che l’apostolo Paolo espresse i due aspetti concomitanti della grazia efficace e della fede verace come segue: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (2 Tim 2, 19).
            Si raccomanda dapprima la lettura di quest’ultimo per capire questo attuale confronto. Si noti come il mio interlocutore si basi sulla «teologia dell’esperienza», invece di fare l’esperienza con la teologia biblica, ossia analizzando le asserzioni scritturali sull’etica sessuale e in particolare sulla fornicazione eterosessuale e omosessuale. In pratica, non si parte da un’esegesi rigorosa e contestuale, ma da una cristianizzazione di comportamenti morali e sessuali, a cui non si vuole rinunciare.

1.  LE TESI (Gianni Geraci): Caro Nicola, hai ragione quando dici che è dai frutti che si riconosce l’albero.
     Ed è vedendo la serenità che la confidenza in Dio ha dato a me e alle persone che hanno incontrato il Guado che posso assicurarti che sono questo frutti buoni che mi permettono di dire che dietro al nostro lavoro c’è la sua mano.
     Vedere persone che si comportano bene, che fanno del bene, che più fanno del bene più sono contente, che si impegnano in relazioni serie uscendo da quel circolo vizioso che nasce dall’idea che l’omosessualità sua un vizio che impedisce di vivere in grazia di Dio è per me una consolazione grande di cui ringrazio il Signore tutte le volte che mi siedo in serena adorazione davanti a Lui.
     Sia gloria a Gesù che ha permesso alle persone che hanno conosciuto il Guado di aver conservato la speranza nella sua redenzione. Un saluto cordiale… {Gruppo del Guado Cristiani Omosessuali; 11-04-2011}

2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Nell’articolo sopra citato abbiamo distinto l’omofilia (la tendenza verso persone del proprio sesso) dall’omosessualità (la pratica sessuale con persone del proprio sesso). Abbiamo anche detto che Dio ama il peccatore penitente, ma odia il peccato.
     Ammetto sinceramente di essere rimasto nuovamente deluso. Da una replica di Gianni Gerace mi sarei aspettato una risposta più articolata, che rispondesse al mio articolo nel merito; dopo averla letta, prendo atto che egli non tiene presente né il titolo, né il contenuto e si comporta come se esso non esistesse, facendo una dichiarazione generica e che non risponde veramente a nulla. Egli preferisce la comoda via della «teologia dell’esperienza», invece di preoccuparsi di ciò che Dio dichiara e comanda in modo incontrovertibile sul tema fornicazione omosessuale nella sua santa Parola. Riveste di umanesimo e devozionalismo cristianizzati le scelte, che lui e altri hanno già fatto all’interno del gruppo «Guado»… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Grazia_alibi_pecca2_GeR.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}