mercoledì 14 novembre 2012

Le ragioni della speranza: Fede biblica e credenze agnostiche




LE RAGIONI DELLA SPERANZA
Fede biblica e credenze agnostiche

di Giuseppe Rossi – Nicola Martella

Quando ho letto le bozze di questo articolo, per correggerlo, formattarlo e redigerlo, mi sono venute in mente queste due massime, che riporto nella seguente forma:
     Ateo e cristiano: L’ateo: «Come disse Friedrich Wilhelm Nietzsche: “Dio è morto”». Il cristiano biblico: «Come dice Dio: “Nietzsche è morto”».
     Confessione di un agnostico: «Un agnostico tedesco afferma: “Giulio Cesare è morto. Vladimir Lenin è morto. Karl Marx è morto. Friedrich Wilhelm Nietzsche è morto. Charles Darwin è morto. Johann Wolfgang von Goethe è morto. Johann Christoph Friedrich von Schiller è morto. Sigmund Freud è morto. Albert Einstein è morto. Eugen Berthold Friedrich Brecht è morto. Jean-Paul Sartre è morto. E stamani neanche io mi sento proprio così bene!”».

Giuseppe Rossi è un farmacista napoletano, che lavora a Roma. Dopo la sua conversione a Cristo, si interessa particolarmente delle questioni apologetiche legate all’ateismo, allo gnosticismo, all’evoluzionismo e alle ideologie di varia matrice. La struttura del suo scritto è redazionale. {Nicola Martella}

1. ENTRIAMO IN TEMA (Giuseppe Rossi): Perché esistiamo? Che senso ha la vita? A queste domande ricorrenti, molti ne aggiungerebbero un’altra: possiamo sperare in qualcosa di più che vivere soltanto 70 o 80 anni e poi morire? (Salmo 90,9). Forse in nessun altro momento ci poniamo queste domande con maggior insistenza, se non quando avvertiamo quanto sia breve la vita. Ma non ce bisogno d’arrivare a una situazione estrema per chiedersi come mai esistiamo? La domanda può sorgere anche quando la vita ci delude. Il desiderio di capire perché esistiamo trascende le differenze scolastiche, culturali e d’età. E l’interrogativo ricorrente sul senso dell’esistenza accomuna gli uomini di tutte le epoche.
     Negli ultimi anni diversi scienziati sono giunti alla conclusione che, in effetti, l’uomo è portato per natura a cercare un significato più profondo nella vita attraverso le varie teorie scientifiche e fantascientifiche, filosofiche e religiose. Secondo alcuni esistono prove genetiche e fisiologiche indicanti che l’uomo sente il bisogno naturale di stabilire un rapporto con una forza superiore. Comunque anche se il concetto di spiritualità viene dibattuto negli ambienti accademici, la maggioranza della gente non ha bisogno del consenso scientifico per credere che l’uomo provi un bisogno spirituale. È la spiritualità stimolata dalla sofferenza che fa sorgere nella nostra mente quelle che alcuni ritengono le domande più importanti: perché esistiamo? Come dovremo impiegare la nostra vita? Dobbiamo rendere conto a un entità creatrice onnipotente? Appurato quindi oggettivamente che abbiamo un’esigenza di trascendenza, che nasce dall’inquietudine di vivere in questa realtà pericolosa e difficile, l’ultima domanda sorge spontanea: Chi o che cosa ci appaga e ci realizza con dignità?
     Anche la Bibbia parla di persone che si chiesero quale fosse lo scopo della loro vita, dopo aver perso beni materiali e spirituali. In effetti la sofferenza sembra essere il bivio della vita. Essa può essere il motore (come lo fu anche l’insoddisfazione d’Adamo prima d’Eva) o può essere l’ostacolo che impedisce di dare un significato al tutto. Il dolore, se accettato come mezzo per far crollare i pregiudizi derivanti dalla nostra presunzione e come stimolo per cercare di comprendere con obiettività noi stessi, il prossimo e l’Assolutamente Altro, ci può cambiare radicalmente, facendoci vivere una quasi pienezza e dignità inaspettate, e con delle prospettive future inattese. Anche la pienezza è possibile, ma questa a un analisi approfondita e completa di fatti personali e comunitari, storici e attuali, sembra confinata solo nell’esperienza cristiana; e in tale ambito le coordinate consequenziali (quelle essenziali ci sono offerte dalla testimonianza biblica) dell’insegnamento biblico mediante la cattedra dello Spirito Santo sembrano offrire quanto di più risolutivo ci possa essere: grazie al duale e inscindibile uso di fede e ragione.
     «Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò, che non t’aspettavi» (Eraclito).

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Le variegate posizioni di atei e agnostici; 3. Un rifugio d’età in età; 4. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Ragioni_speranza_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


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