DIO PARLA AL CUORE E NON ALLA
MENTE?
1. ENTRIAMO IN TEMA: Quando si parla delle attitudini interiori dell’uomo, si possono distinguere due
entità: la ragione dal sentimento, la mente dalla sensazione, il calcolo
dall’intuizione, e così via. Come queste due grandezze vengano chiamate, varia
nel tempo, da cultura a cultura, da lingua a lingua. Spesso ci sono termini
differenti per la stessa cosa, a seconda dell’angolazione con cui la si
osserva.
Le stesse
problematiche le troviamo anche nella Bibbia,
essendo un libro scritto i circa 1.500 anni. Gli Ebrei furono un popolo abbastanza in movimento. I personaggi
principali partirono da Ur di Caldea (nell’attuale Iraq), approdarono nella
zona geografica siro-palestinese (o Canaan), andarono in Egitto e tornarono in
Canaan centinaia di anni dopo. Circa 700 anni dopo, Israele fu condotto in
Assiria (nord Iraq); più di un secolo dopo, Giuda fu deportato a Babilonia (sud
Iraq) e da qui in Persia (attuale Iran) e un’altra in Egitto. Alcuni tornarono
in patria, settant’anni dopo, mentre molti si
dispersero nel mondo d’allora. In tutti questi spostamenti e in tutti
questi paesi impararono lingue
differenti e concezioni diverse, che
arricchirono la loro lingua e cultura. Ciò vale anche per l’antropologia o
concezione dell’uomo e del modo di chiamare le singole parti dell’uomo
interiore. Oltre a ciò vediamo che l’AT
è stato scritto in ebraico e in parte in aramaico, ma contiene anche termini di
altre lingue (p.es. «paradiso» per «giardino regale»); mentre il NT è scritto in greco e contiene vari
termini aramaici e latini.
Useremo questa
questione per mostrare qualche regola di ermeneutica,
ossia della corretta interpretazione della sacra Scrittura. Infatti, oggigiorno
è grande la tendenza a partire non dalla Bibbia stessa e dal suo proprio
linguaggio, ma dal consenso culturale odierno, per poi proiettare ciò nella
Scrittura e affermare spavaldamente tesi approssimative o addirittura false,
proprio strumentalizzando la Parola di Dio. Così facendo, si arriva, ad
esempio, alla tesi spiritualista,
che va in giro per le chiese e per il Web, secondo cui Dio non parlerebbe alla
mente, ma al cuore.
Per i nostri
contemporanei «cuore» sta
generalmente per il luogo dei sentimenti, mentre per «mente» si intende la sede dei pensieri e dell’essere intellettuale.
Ella simbologia corrente il simbolo del cuore sta per amare, mentre il cervello
per pensare. Anche per i dizionari italiani, che fotografano il senso comune,
per mente si intende «l’insieme
delle facoltà e attività psichiche dell’uomo, spec. quelle razionali e
intellettive, in opposizione al
corpo o al cuore come sede dei sentimenti» (Sabatini - Coletti).
Qui viene
condensata la concezione corrente; ma come vengono usati tali termini nella Bibbia? Qual è il quadro antropologico
di riferimento, che scaturisce da un’analisi
biblica? È ciò che cercheremo di presentare nei prossimi punti.
Sul
sito sono presenti inoltre
i seguenti punti: 2.
Analisi biblica; 3. Aspetti conclusivi..
[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Cuore_mente_MT_AT.htm
] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel
merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
~~> Discuti
questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/dio-parla-al-cuore-e-non-alla-mente/10151319347007990
ATTENZIONE! Per favore, non intervenire se,
dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la
necessaria competenza in merito!
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