IDEALIZZARE
LA CHIESA DI GERUSALEMME?
Ogni tanto mi viene sotto gli occhi uno scritto che
idealizza la chiesa di Gerusalemme, ch viene presa come sedicente luminoso
modello per un cristianesimo autentico. Che in tale assemblea non tutto era
rose e fiori, sfugge a parecchi. L’occasione di questo articolo mi è fornito da
uno scritto
di Alessio Pancani, in cui non si comprende se riporta le sue convinzioni o
quelle di F.E. Marsh, che egli appoggia. Lo riporto così com’è. Le mie
osservazioni, che seguono, vanno oltre a questo scritto.
1. CRISTIANESIMO A CONFRONTO (Alessio
Pancani): [► https://www.facebook.com/groups/287768858057968/permalink/516981758470009/]
2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella):
Chiaramente anche in tale confronto fra la chiesa di Gerusalemme e il
cristianesimo attuale c’è qualcosa di
vero. Tuttavia, pensare che l’esperienza gerosolimitana fosse quella nonplusultra, che bisogna assolutamente
raggiungere, per essere veramente «biblici», è un abbaglio e un errore. Esperienze storiche non si possono ripetere,
mancando le medesime circostanze di partenza. Inoltre, con tale tesi si fa
impallidire e si svaluta ogni iniziativa veramente
praticabile oggigiorno. A ciò si aggiunga che in qualche modo si suggerisce che
i problemi delle chiese odierne
siamo soprattutto di carattere economico e che, se se si realizzasse nuovamente
tale «cassa comune», tutti i problemi ecclesiali si risolverebbero.
L’assemblea messianica non si può ridurre alle esperienze temporanee dei credenti giudaici
di Gerusalemme. Essi agirono così non per idealismo collettivistico della
proprietà, ma perché pensavano che il Messia
dovesse arrivare nel giro di mesi, o almeno di pochi anni. Che sarebbe
successo, quando le ultime case e gli ultimi
poderi fossero stati venduti e il ricavato fosse stato «distribuito a ciascuno, secondo il bisogno»?
Tardando il Messia, in effetti tale sistema portò in breve tempo all’impoverimento
dell’intera chiesa; appena arrivò la carestia,
tali credenti giudei ebbero bisogno del sostegno
dei credenti gentili (At 11,29s). Paolo e la sua squadra misero in moto una
grande organizzazione, che
coordinasse la raccolta dei fondi; alcune epistole di Paolo ci parlano di tale
impresa e della sua opera di persuasione
(Rm 15,25ss.31; 2 Cor
8,1-8; 9,1-15). L’esperimento storico, quantunque nobile, poiché
motivato dalla vicina parusia del Signore, divenne fallimentare a tutti gli effetti. Ciò che restò, fu un ideale, che si può realizzare in altro
modo.
Infatti, nelle
epistole troviamo altri modelli, che
rispettavano la proprietà privata dei credenti (Fil 2,4) e, allo stesso tempo,
promuovevano la loro responsabilità verso l’opera
del Signore, sostenendo i servitori del Signore (Fil 4,10.15s). [→ Continua sul sito]
[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Idealiz-Gerus_Avv.htm]
SOLO
DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel
merito alle questioni in esso contenute?
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diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito
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