IL
SEGRETO PASTORALE
1. LE QUESTIONI:
Ci sono alcuni, che non capiscono che cosa sia un «segreto pastorale» e usano
tale termine tecnico a proprio arbitrio, quindi in modo inappropriato, per ogni
cosa che uno dice a un altro. La cosa peggiore è quando qualcuno, che non sa di
che parla, accusa un curatore
d’anime di aver rivelato o tradito un «segreto pastorale»! In tal modo getta
colpevoli sospetti su tale consulente, facendolo a voce, per iscritto e per via
telematica. Allo stesso tempo, palesa così la sua lampante ignoranza in
materia.
ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha
un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non
intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca
sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria
competenza in merito!
2. CHE COS’È UN «SEGRETO
PASTORALE»: Per prima cosa è uno specifico «termine tecnico», ossia è una locuzione valida soltanto all’interno
di un particolare contesto: la cura pastorale. Ogni altro uso è illecito. [...]
Perciò, un «segreto pastorale»
è solo ciò, che una persona custodisce di sé nel proprio animo e che dapprima
non vuole svelare ad altri, per pudore, timore, riservatezza o altro. Se rivela
ciò a un curatore di anime, è perché si aspetta aiuto, consiglio, soluzioni e
riservatezza. [→ sul sito]
3. USI IMPROPRI DELLA
LOCUZIONE «SEGRETO PASTORALE»
■ Una cosa risaputa non costituisce un segreto pastorale (p.es. un
credente che beve alcool o che fuma; un uomo che si comporta con violenza in
casa in certe circostanze; chi soffre periodicamente di depressioni).
■ Una «confidenza» non è tecnicamente un «segreto pastorale», poiché non è un segreto, che svela direttamente
la persona in causa, su cui viene fatta tale confidenza. Infatti, quest’ultima
può prescindere dall’ambiente pastorale, ma può rientrare nelle cose, di cui si
parla in genere. Una «confidenza» diventa segreto pastorale solo, se coinvolge
direttamente la persona, che la fa, per un caso specifico, in cui si chiede
espressamente il riserbo. Negli altri casi, tale «confidenza» bisogna trattarla
con le pinze, potendosi trattare solo di chiacchiere, di interpretazioni
soggettive e arbitrarie, di voci non confermate, di mezze verità, di cose tolte
fuori del contesto e presentate in modo esagerato, di cose dette con secondi
fini, eccetera.
■ Un conduttore, un collaboratore o
un credente, che mette un altro conduttore al
corrente di ciò, che sta accadendo a un certo credente (p.es. grande crisi,
tentativo di suicidio), non costituisce un «segreto pastorale», poiché non si
tratta di un «mistero», che la parte in causa ha affidato direttamente al consulente,
ma è un’informazione, che circola fra i credenti e che giunge alle orecchie dei
conduttori.
Alcuni pensano
che, tale conduttore non dovrebbe intervenire, se non quando la persona, che si
trova nel problema, richieda espressamente l’intervento di tale conduttore.
Evidentemente tali persone non capiscono nulla di cura pastorale, né del dovere
di un conduttore quale «sorvegliante» de gregge. Quando il buon pastore si
accorge, che manca una pecora, non aspetta che quest’ultima gli chieda
d’intervenire, ma si mette alla sua ricerca, prima che la trovino e la sbranino
i lupi famelici.
4. LIMITI DI UN «SEGRETO
PASTORALE» [→ sul sito]
L’ARTICOLO
COMPLETO SI TROVA SUL SITO…
[CONTINUA
LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Segr_pastor_EnB.htm]
SOLO
DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel
merito alle questioni in esso contenute?
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