QUANDO
NELL’ERMENEUTICA L’ERRORE STA NEL «DETTALIO»! PARLIAMONE
Qui di seguito discutiamo l’articolo «Quando nell’ermeneutica l’errore sta nel “dettalio”».
Siamo partiti da un’immagine umoristica
piena di così tanti errori (vedi l’immagine nell’articolo).
Lo scopo era quello di incoraggiare
l’osservazione e l’analisi, per renderle feconde per l’ermeneutica biblica, ossia per l’interpretazione della Bibbia. Ed
è specialmente di questa che vogliamo occuparci qui di seguito.
È scritto che,
quando «un certo dottor della
legge si levò per metterlo alla prova», ponendogli una domanda insidiosa, Gesù rispose con una
contro-domanda: «Nella legge che sta scritto? Come leggi?» (Lc 10,25s). Che cosa risponderebbero oggi coloro, che portano
la Parola, se qualcuno gli ponesse la stessa domanda di Gesù su un qualsiasi
argomento? Saprebbero subito quali sono i brani specifici, che trattano tale
tema, e saprebbero spiegare tale testo nel suo contesto?
Oppure, mettiamo il caso che tu veda qualcuno,
che sta leggendo nella Bibbia. Avresti il coraggio, come Filippo, di andare da
lui e chiedergli, se capisce quello, che sta leggendo? (At 1,30). E se costui, come
l’Etiope, ti rispondesse: «E come potrei, se nessuno mi guida?» (v. 31), sapresti spiegargli
in modo corretto proprio tale brano, che egli sta leggendo al momento?
Alcuni fratelli, portando
la Parola, non spiegano il testo, ma lo usano come «pretesto» per le loro idee, come «trampolino» per parlare di tutt’altro
o come «specchio per le allodole», ossia per introdurre un tema, che nulla ha a
che fare col testo o almeno non direttamente. In tali casi, essi non analizzano
veramente ciò, che sta nel testo, per affermare ciò che l’autore intendeva
veramente dire, ma dicono ciò essi vorrebbero
che l’autore dicesse. Perciò passano dal testo alle applicazioni, come se niente fosse, usando spesso artifici discutibili: la versettologia indebita
(cumuli di versi fuori contesto e senza pertinenza con testo in esame), falso sillogismo
(conclusioni affrettate e solo apparentemente congrue), arbitrarie spiritualizzazioni
mediante simbolismi, tipologie, allegorie fuori posto. […]
Si può citare con
pertinenza la seguente predizione, ricordata da Gesù per i suoi contemporanei: «Guarderete con i vostri occhi e
non vedrete» (Mt 13,14; cfr. At 28,25s; Rm 11,8). A ciò premise
questo dato di fatto: «Per questo parlo loro in parabole,
perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono» (v. 13). Malauguratamente
anche i discepoli del Signore si
trovarono, a volte, nella stessa situazione, non facendo una giusta
interpretazione delle parole di Gesù (Mc 8,17s).
Purtroppo sul piano dell’interpretazione
del testo biblico, si può dire qualcosa del genere anche per coloro, che non tagliano rettamente la Parola della
Verità (2 Tm 2,15): essi guardano il testo, ma non vedono ciò, che esso dice
veramente.
Non essere solo uno
che guarda, ma uno che vede intendendo. Altrimenti compra del collirio! Gesù disse al conduttore della
chiesa di Laodicea: «Io ti consiglio di comprare
da me... del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu veda» (Ap 3,18).
Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie
osservazioni…
[CONTINUA LA
LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Ermeneut_errore_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto
l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle
questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
~~> Discuti
questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/quando-nellermeneutica-lerrore-sta-nel-dettalio-parliamone/10151252914727990
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