SURROGATI PER CREDENTI COCCIUTI
Sì, i credenti cocciuti, prima o poi, si
alimenteranno di surrogati. Che cos'è un «surrogato»? È
qualcosa che ha la forma o l'aspetto di un prodotto originale, ma non
la sua sostanza (p.es. surrogato di caffè). Similmente esistono
«surrogati di cristiani».
Ecco alcuni indizi
per riconoscerli. Chi vuol fare la propria volontà, non ha
voglia di fare quella del Signore. Chi ha deciso con arbitrio la
propria via, tutt’al più chiede a Dio di benedire tale sua
decisione. La sua preghiera diventa allora: «Sia fatta la MIA
volontà in cielo e in terra»!
Quando si nutrono tali sentimenti, sebbene
rivestiti di apparente spiritualità, quel che resta, è fatto di
surrogati. Al rapporto personale con Dio, all’interno della
comunione viva con la chiesa locale, si sostituisce «l’andare alla
messa evangelica», senza impegno alcuno, ma solo per appagare
il proprio bisogno religioso o spirituale. Alcuni preferiscono
addirittura andare in una comunità, dove nessuno li
conosce, senza dare conto e confidenza a nessuno. Altri, per
evitare ogni coinvolgimento, fanno continuamente i nomadi da
chiesa a chiesa. Chiaramente tali credenti cercheranno poi
un'eloquente spiegazione (o scusa) «spirituale» per tutto ciò.
Alla pienezza della vita spirituale nell’ubbidienza e nella
comunione fraterna essi sostituiscono «sensazioni»
(magari mistiche) ed «emozioni» (magari spiritualistiche),
quelle della vita ordinaria e quelle religiose. A una vita cristiana
normale essi sostituiscono altro, per confermare se stessi: ti
parlano dei segni ricevuti da Dio, delle conferme e benedizioni
divine, vere o presunte che siano, cercando di convincere se stessi
(e gli altri) che sono nel «giusto», che tutto ca bene. Ciò, che
resta, è appunto, fatto solo di surrogati!
Nonostante tutte le presunte conferme,
consciamente o inconsciamente costruite, alla fine il risveglio sarà
purtroppo amaro, quando ci si troverà dinanzi al fallimento.
Allora ci si accorgerà che Dio non ascolta più e che da tempo si è
ritirato, abbandonando il caparbio e il disubbidiente al proprio
arbitrio. Resteranno solo ferite, piaghe aperte e cicatrici. La cosa
singolare, dopo aver vissuto una vita cristianamente asociale,
lontano da una comunità, è che un tale credente si lamenta che
tutti lo hanno lasciato solo, che nessuno lo cerca o si cura di lui.
E magari, oltre a ciò, invece di ravvedersi, alzerà il pugno verso
Dio, ritenendolo responsabile dei propri mali. Allora, ciò mostrerà
che tale cuore è oramai del tutto ottenebrato.
Se si avrà la grazia di tornare in sé e di
decidere di tornare al Padre, come fece il «figlio prodigo»,
Dio avrà certo misericordia. Tuttavia, non ci si dimentichi che
costui arrivò al punto più basso delle sua vita, dopo aver
sperperato quell’eredità, che nessuno gli avrebbe più dato.
Allora si è salvati come attraverso il fuoco (1 Cor 3), ma
ogni premio è perduto! Si rimane nobili, ma poveracci nel
Regno dei cieli. Si ha la corona della vita, ma la corona della
giustizia e della santità è caduta oramai nel fango. Ciò che si
meriterà, al cospetto del tribunale di Cristo, è il biasimo
del Signore per i talenti sciupati e per il tempo perduto.
Dio abbia pietà di tali credenti dal collo duro
e dia loro di ravvedersi senza se e senza ma. Essi, come la
generazione ribelle d’Israele, che era uscita dall’Egitto,
potrebbero vivere nella terra promessa, ma preferiscono soggiornare
nel deserto, e magari lo chiamano pure «paradiso»!
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