CONDUTTORI E FIGLI DISSOLUTI O INSUBORDINATI
Caro Nicola, shalom. Ho un quesito da porti riguardo all’ufficio di pastore / vescovo / anziano: in 1 Timoteo 3 sta scritto: «...che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi; se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?». E in Tito 1 sta scritto: «...che abbia figli fedeli, che non siano accusati di dissolutezza né insubordinati».
Negli ultimi anni ho visto in molte chiese divenire responsabili uomini, che avevano figli non credenti, irrispettosi e maleducati verso i genitori, fidanzati o sposati con non credenti, alcuni aderenti a una religione per piegarsi ai riti di quest’ultima, altri dediti alla tossicodipendenza, all’alcol o al fumo.
Mi chiedevo: qual è il limite, oltre il quale si devono considerare squalificati tali responsabili? Come possiamo interpretare condizioni come «sottomessi», «pienamente rispettosi» e «fedeli»? Quale peso e significato dobbiamo dare a sostantivi quali «dissolutezza» e «insubordinazione»?
In questi anni di decadimento generale del livello morale della società, non dovremmo cercare di preservare il livello di santità, che Dio ci chiede e di cui un giorno ci domanderà conto personalmente?
Grazie a Dio per le molte occasioni, che ti dà per farci riflettere sulla sua Parola, e grazie a te per l’impegno, che investi per l’edificazione comune. Dio ti benedica e t’illumini continuamente. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Condutt_figli_dissolut_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
■ Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: http://www.facebook.com/notes/puntoacroce/conduttori-e-figli-dissoluti-o-insubordinati/10150121982947990
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