ALDILÀ STRAMPALATO
Mi è arrivata tale vignetta, che riporto qui graficamente
adattata. In essa ci sono vari errori teologici. Eccone alcuni:
■ Il paradiso non
si «merita».
■ Il giudizio non
sarà mitigato da quanto uno abbia sofferto in terra.
■ Il giudizio
dipenderà dapprima, se uno è scritto nel «libro della vita», quindi se ha
accettato o rifiutato Cristo come personale Salvatore.
■ Dopo ciò, se uno
non ricorre nel «libro della vita», segue il giudizio secondo le opere
effettive.
■ L’inferno è
attualmente disabitato e lo sarà fino a che Cristo non ritorni in terra.
■ Chiunque sia
tale essere, che commina il giudizio, in cielo non esiste. Gli «angeli» non
hanno ali; i cherubini ne hanno quattro e altrettante teste; i serafini di ali
ne hanno sei.
■ Basta?
Meglio non fidarsi delle approssimazioni popolari dell’aldilà, tanto più se ciò riguarda la
verità biblica e quindi la salvezza o la perdizione. Motto: «Chi è quasi salvato, è del tutto perduto!».
■
«In
verità, in verità io [= Gesù] vi dico: “Chi ascolta la mia parola e crede a
Colui che mi ha mandato, ha vita eterna;
e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”» (Giovanni
5,24).
■
«E
vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti al trono; e i libri
furono aperti; e un altro libro fu aperto, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei
libri, secondo le opere loro… E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro
della vita, fu gettato nello stagno di fuoco» (Apocalisse 20,12.15).
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