mercoledì 17 febbraio 2016

Un nuovo patto stipulato nell’AT? 3: L’evangelo di Isaia



UN NUOVO PATTO STIPULATO NELL’AT? 3: L’EVANGELO DI ISAIA
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Come si vede dall’indice, questo confronto con Fernando De Angelis si estende per sei parti. Qui di seguito riportiamo la terza parte.
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1.  LE TESI (Fernando De Angelis): Il Nuovo Testamento è scritto in greco per la semplice ragione che anche gli Ebrei, in quel tempo, capivano più il greco che l’ebraico. Al punto che spesso nelle sinagoghe, specie quelle lontane da Gerusalemme, si leggeva l’AT nella versione greca. Nelle nostre Bibbie la parola «Evangelo» compare nel NT, ma per i lettori di quel tempo era una parola già conosciuta e definita da Isaia, il quale concentra la sua «buona notizia» (questo significa «evangelo») nei capitoli 40-66.
     Michea aveva annunciato con grande chiarezza la futura distruzione di Gerusalemme (3,12) e Isaia, suo contemporaneo, la conferma (3,1; 5,4-7). Sia Michea (4,1) che Isaia, però, non considerarono la distruzione di Gerusalemme come la «fine della storia», ma annunciarono che ci sarebbe poi stato un nuovo e più glorioso inizio. Riportiamo alcune espressioni che Isaia usa all’inizio del suo evangelo: «Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto» (40,1-2). Qualunque sia l’applicazione a Cristo, che se ne può fare, credo che non si possa disconoscere che Isaia si riferisca in primo luogo alla fine della schiavitù babilonese.
     Isaia prosegue annunciando una rinnovata e più efficace presenza di Dio fra il suo popolo: «La voce di uno grida: “Preparate nel deserto la via del Signore […]”. Allora la gloria del Signore sarà rivelata e tutti, allo stesso tempo, la vedranno» […]. Tu che porti l’evangelo a Sion [i traduttori mettono “buona notizia”, nascondendo che si tratta della stessa parola che troviamo nel NT], sali sopra un alto monte! […] ecco il Signore, l’Eterno, viene con potenza, con il suo braccio egli domina […]. Come un pastore, egli pascerà il suo gregge: raccoglierà gli agnelli in braccio» (Is 40,1-11).
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2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella)
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2.1.  L’EVANGELO DI ISAIA (E MICHEA)?: [→ Sul sito]
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2.2.  L’ANNUNCIO FUTURO DI ISAIA (E MICHEA): Si afferma giustamente che questi due proclamatori contemporanei annunciarono sia la distruzione di Giuda (e di Gerusalemme) sia un ristabilimento del regno, che sarebbe stato glorioso.
     Tuttavia, bisogna osservare che si trattava del ristabilimento dell’intero regno di Davide. E ciò premetteva i seguenti aspetti: l’avvento del «nuovo Davide», l’Immanuel (Is 7,14), come unico re (Mi 5,1ss), il ritorno dell’intero popolo in patria per mano del Messia (Is 11,10ss.15s) e l’unificazione di Giuda ed Efraim in una sola nazione politica (Is 11,13). Ciò avrebbe portato a una pacificazione con la natura (Is 11,6-9) e avrebbe creato pace e sicurezza nei confini nazionali (Mi 5,3s) e addirittura una supremazia di Gerusalemme sul resto delle nazioni (Is 2,2ss [= Mi 4,1ss] 11,10.13s; Mi 5,4s) e una pace universale (Is 2,4; Mi 4,3s). Letteralmente leggiamo quanto segue riguardo al Re messianico e al suo regno: «Infatti, un fanciullo ci è nato, un figlio ci è stato dato, e l’impero riposerà sulle sue spalle; e il suo nome sarà chiamato: Ammirabile, Consigliere, Potente [’el], Prode [ghibbor], Padre per sempre, Principe di pace. [6] L’incremento dell’impero e la pace non avranno fine sul trono di Davide e sul suo regno, per consolidarlo e sostenerlo mediante il giudizio e la giustizia, da ora in perpetuo. Questo farà lo zelo dell’Eterno degli eserciti» (Is 9,5s; cfr. Is 11,1-5).
     Bisogna ammettere con onestà che in nessun momento della storia veterotestamentaria ci sono state le condizioni, perché tale «buona notizia» potesse concretizzarsi. Alla fine della schiavitù babilonese, la stragrande maggioranza degli Ebrei non tornò in patria, ma rimase nella diaspora. Inoltre, non c’era il «nuovo Davide». Non esisteva un «grande Israele» come nazione autonoma, ma solo una piccola provincia di un impero straniero. L’epoca paradisiaca non ebbe inizio.
     Tale progetto divino non si realizzò neppure in tempi neotestamentari! Infatti, poiché i Giudei rifiutarono Gesù quale Messia (= Unto [a re]), il regno venne loro addirittura tolto (Mt 21,43) durante il «tempo delle nazioni». Esso si realizzerà solo alla fine dei tempi con l’avvento in gloria del «Figlio dell’uomo» (Mt 13,41; 16,27s; 19,28; 24,30; 25,31). Allora l’Agnello darà inizio al suo regno di giustizia e pace (Ap 20,1-6).
     Proprio il brano di Is 40,1-11 non si realizzò mai all’interno del perimetro storico dell’AT. Esso fu usato proprio nel NT per affermare che il regno di Dio era arrivato con Gesù Messia (cfr. Is 40,3ss con Mt 3,3 «Di lui parlò infatti il profeta Isaia...»; Lc 3,4ss più estesa citazione). Anche riguardo all’immagine del buon pastore Gesù fece le sue rivendicazioni assolute (Gv 10,11ss).
     Un’ultima nota finale riguarda la seguente arbitraria traduzione con interpolazione: «Tu che porti l’evangelo a Sion [i traduttori mettono “buona notizia”, nascondendo che si tratta della stessa parola che troviamo nel NT]». Come abbiamo mostrato nella nostra attenta analisi dei termini euanghélion ed euanghelízō, tale affermazione, fatta per far quadrare il cerchio della propria ideologia filosofica sull’AT, è pretestuosa e falsa; è una mera proiezione arbitraria. Abbiamo mostrato che in tutto l’AT non esiste l’esplicito termine euanghélion («notizia, annuncio, novità, messaggio») nel testo greco e, quindi, tanto meno in Isaia. Se ciò non bastasse, faccio presente che nel testo ebraico di Isaia 40,9 ricorre il verbo bāśar «portare novità, annunciare».
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