LA PORTA NON SEI TU, MA CRISTO
«Non devo permettermi di essere la porta, attraverso la
quale il prossimo passa, non devo permettermi di chiamarlo a me, obbligarlo a fare
la mia strada, a rendere suoi i miei accessi, a dipendere dalle mie chiavi. Se
la mia porta è Cristo, è importante aiutare ognuno a trovare la via, che porta al
Padre» (Helder Camara; tradotto e
adatto dal tedesco da Nicola Martella; fonte:
«Cristo, non io»).
Siamo circondati da santoni,
che affermano di essere «canali trascendentali». Particolari «unti» affermano di aver appaltato le
benedizioni celesti. Mistici pretendono
di dare messaggi celesti in esclusiva di pressoché ogni tipo di personaggio
celeste. C’è chi si è autonominato «l’ultimo
profeta» o «l’Elia escatologico». Da tempo esistono figure religiose, che
affermano d’essere mediatori,
intermediari, pontifex (costruttore
di ponti), vicari, portaborse di Cristo e simili.
Eppure Gesù di Nazareth ha rivendicato di
essere Lui, e solo Lui, la porta d’accesso al regno di Dio. «In verità, in verità
vi dico: io sono la porta delle
pecore. Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti;
ma le pecore non li hanno ascoltati. Io
sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e
troverà pastura» (Giovanni 10,7ss).
Tali
santoni e figure religiose affermano di essere canali, ponti, strade e sentieri per il cielo. Perciò, chiamano
la gente a sé, l’assoggettano a sé, la obbligano a passare sulla via dei loro
precetti, a praticare i loro esercizi spirituali. Eppure Gesù di Nazareth ha rivendicato di
essere Lui, e solo Lui, l’unica via, che porta a Dio. «Io
sono la via, la verità e la vita;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»
(Giovanni 14,6).
Tali
santoni e figure religiose fanno dipendere da sé la salvezza, affermando di
aver ricevuto da Cristo le chiavi per il
cielo in esclusiva. Eppure Gesù
di Nazareth ha rivendicato di essere Lui, e solo Lui, colui che ha
l’esclusiva delle chiavi per il regno dei cieli. I dodici speciali apostoli,
nominati dal Signore, che avevano aperto, ai loro tempi, il regno di Dio ai
Giudei mediante la predicazione dell’Evangelo (Mt 16,19; 18,18; cfr. Rm 7,6),
non ci sono più. Dio annunciò 700 anni prima di Cristo riguardo al Messia: «Metterò sulla sua spalla la chiave della
casa di Davide: egli aprirà, e nessuno chiuderà; egli chiuderà, e nessuno aprirà»
(Isaia 22,22). E Gesù, dopo la sua ascesa in gloria, rivendicò quanto segue: «Queste cose dice il santo, il verace, colui che ha la
chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiuderà, e chiude e nessuno aprirà»
(Apocalisse 3,7); al tempo, in cui scrisse Giovanni, la maggior parte degli
apostoli del Signore era ormai morta da tempo.
Ogni vero credente
dev’essere tutt’al più un buon cartello
indicatore, che mostri alle persone nella direzione di Cristo, l’unico
Salvatore e Signore. È Lui che deve stare al centro dell’attenzione, poiché è
in Cristo, che «sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della
conoscenza» (Colossesi 2,3). Oltre a Lui, «in nessun altro è la salvezza; perché non vi
è sotto il cielo nessun altro nome,
che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati»
(At 4,14).
Chi
attira l’attenzione su di sé o fa dipendere la salvezza da sé, diventa in
fretta un «altro cristo», predica un
«altro evangelo» e mostra di essere mosso da un «altro spirito» (Galati 1,6-9;
2 Corinzi 11,4).
Il resto dello
scritto si trova sul sito.
[CONTINUA LA
LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Rel/T1-Porta_Cristo_OiG.htm
] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel
merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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