REGOLE
MORALI NELLE RELIGIONI E NEL CRISTIANESIMO BIBLICO
Un lettore mi ha
scritto: Sento dire spesso ed è facile constatare che in ogni religione
c’è un fondo di «verità» ovvero delle giuste regole morali. Credo sia scontato
dire che anche un ateo possa comportarsi bene, ma anche un musulmano o
un buddista. Ognuno sostiene dell’altro che solo la propria religione è portatrice
d’una verità assoluta. La mia domanda è questa: in cosa il cristiano di
potrebbe dire che si differenzia dagli altri?
Faccio un esempio
prendendo una situazione stereotipata. Si dice che una donna non credente possa
tradire con maggiore facilità il proprio partner, mentre una donna
timorata di Dio avrebbe più remore nel farlo.
Anche se tale
situazione non è sempre regola, si potrebbe ampliare tale discorso
soffermandoci sul fatto che sul comportamento d’una persona incide quanto
segue: l’educazione, l’ambiente e l’indole. Quindi ritornando alla questione
principale: quale è il tratto distintivo d’un credente o meglio d’un
rigenerato? {V. R.}
Ad aspetti rilevanti
di tali questioni rispondo come segue: Nella maggior parte delle religioni le regole morali e
l’ubbidienza a esse sono la via per ascendere a livelli più alti della
consapevolezza (di sé, del divino), della devozione, per auto-innalzarsi, per
ricevere una illuminazione mistica, per ascendere al divino (o per scoprirlo in
sé, come nelle religioni dell’Estremo Oriente o nella spiritualità mistica e
gnostica dell’Occidente) e unirsi a Lui o a Esso (secondo la diversa
concezione). In pratica l’ubbidienza alle regole morali esprime nella maggior
parte delle religioni un eroismo antropologico, che rende parimenti eroi
religiosi venerabili (guru, maestri, yogi, unti, santoni, ecc.), distinti dalla
massa. Idee del genere sono state importate anche nella religione popolare
dell’Occidente, dove hanno sperimentato una cristianizzazione.
Nel cristianesimo
biblico le regole morali non sono un obiettivo in sé, ma una conseguenza
logica di una trasformazione mediante lo Spirito di Dio, chiamata «nascita
dall’alto» o «nuova nascita», «rigenerazione», eccetera. L’uomo non può
arrivare a Dio né piacergli seguendo regole morali, né esse permettono di per
sé di raggiungere un livello di eroismo religioso. Come il nuovo innesto in un
albero selvatico permette la produzione di buoni frutti, così è con l’uomo:
quando una persona diventa credente, accettando Gesù quale personale Salvatore
e Signore, Cristo lo trasforma mediante lo Spirito Santo e produce in lui
frutti positivi (buone opere, ubbidienza a Dio) in corrispondenza della nuova
vita e della vocazione divina.
L’anti-eroismo,
mostrato dalla morale biblica, è dato dal fatto che la Scrittura afferma che,
oltre alla presenza della nuova natura (uomo nuovo) nel credente, in lui resta
sempre la vecchia natura (vecchio uomo), che può prendere il sopravvento
e produrre le «opere della carne». […]
Il resto dello scritto segue
sul sito…
[CONTINUA LA LETTURA:
http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Regole-religioni_cristian_EnB.htm]
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scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle
questioni in esso contenute?
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