INVESTIMENTI DI FACCIATA?
Un amico mi ha suggerito un’immagine, che poi ho formattata
a modo mio. Su di essa appaiono due piccoli omini dinanzi a un colossale portale d’ingresso, dietro a
cui non c’è la mega-villa da sogno, come ci si aspetterebbe. Al contrario, in
lontananza si vede una catapecchia e
un omino, che cura il suo orto. Uno dei due omini, che ammirano il
trionfalistico portale, spiega all’altro: «La costruzione dell’entrata l’ha
ridotto in bolletta!». Tale amico ha aggiunto a tale scena la seguente didascalia:
«Costa voler apparire ad ogni costo!».
La riflessione su tale immagine mi ha suggerito le segui considerazioni.
Gesù disse alle
folle: «Infatti chi è fra voi colui che,
volendo edificare una torre, non si metta prima a sedere e calcoli la spesa per vedere se è in grado di poterla finire? Che
talora, quando ne abbia posto il fondamento e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno prendano a
beffarsi di lui, dicendo: “Quest’uomo ha cominciato a edificare e non ha potuto
finire!”» (Lc 14,28ss).
Ho dovuto pensare
che anche certi cristiani sono proprio
così: vogliono apparire dinanzi agli
altri, vogliono titoli religiosi altisonanti, che li distingua dagli altri, pretendono di avere gradi da generale,
autorità, la cosiddetta «unzione», grandi carismi e potenza, e si vantano di grandi cose riguardo a
ciò, che rappresenterebbero. Dietro alla facciata dell’apparenza sono spesso tutt’altro.
Per sapere chi sono veramente, basta
sperimentarli quando discutono accesamente con qualcuno o si trovano a gestire
un conflitto.
In tale contesto
Gesù fece precedere tali versi illustrativi da questi altri: «Se uno viene a me e non odia suo padre, e
sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria
vita, non può essere mio discepolo.
E chi non porta la sua croce e non
viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,12s). Il Messia
Gesù pretese qui la priorità assoluta su tutto e tutti. Certi cristiani, pieni
di sé e della loro presunta autorità e potenza, non vogliono la «croce» (l’abnegazione),
ma applausi sui palchi e consensi sui pulpiti, per essere
ammirati e osannati come qualcosa di eccezionale.
Alcuni si
appellano alla potenza dello
Spirito, ma poi mostrano tutta la loro carnalità,
mettendo fuori uso il «frutto dello Spirito», appena li si tocca in qualcosa, e
diventano verbalmente violenti come belve fameliche. […]
Di là dalle
apparenze, l’albero si riconosce dai frutti.
«Così, ogni albero buono fa frutti buoni; ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può
far frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni» (Mt 7,17s). Non
basta, quindi, ciò che si mostra, ma ciò che c’è dietro la facciata. L’autorità
spirituale del servitore del Signore non si mostra col misticismo, ma con la pratica del «frutto dello Spirito» (Gal 5,22s) e con l’essere irreprensibili (1 Tm 3,2.10; 5,7; 6,14
+ immacolato; Tt 1,6s; 2 Pt 3,14), specialmente nella crisi e propriamente nel
conflitto con altri, dove a ragione bisogna mostrare «nell’insegnamento integrità, dignità, linguaggio sano, irreprensibile»
(Tt 2,8). […]
Questi
sono alcuni stralci, l’intero scritto si trova sul sito.
[CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Invest_facciata_EnB.htm
] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che
rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola
Martella}
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