lunedì 8 luglio 2013

Non strumentalizzare Dio in senso miracolistico

NON STRUMENTALIZZARE DIO IN SENSO MIRACOLISTICO
 


In un gruppo, dove sono iscritto, qualcuno ha inserito un’immagine di un altro autore, per illustrare il suo ragionamento, su cui è scritto: «Le cose impossibili agli uomini, sono possibili a Dio» (Lc 18,27). L’autore di tali immagini le inserisce normalmente senza aggiungere altro. Non so che cosa intendeva esprimere con tale verso.
     Come non essere d’accordo con un tale verso? È vero, come disse Gesù in tale verso, Dio ha altre possibilità rispetto alle attese umane. Ognuno di noi sperimenta che, quando siamo arrivati ai nostri limiti, Dio può andare ben oltre e «fare smisuratamente di là da quanto chiediamo o pensiamo» (Ef 3,20).
     Allora, dove sta il problema? Il verso sull’immagine (Lc 18,27), tolto dal suo contesto naturale, se assolutizzato, come si fa qui, ossia senza riferirsi al suo contesto, diventa spesso strumentale a una dottrina delle guarigioni senza se e senza ma. Tuttavia, se si guarda il contesto, ci si renderà conto che esso non riguarda un «prodigio» (miracolo, guarigione, segno), che si possa richiedere a Dio, ma la salvezza dei ricchi.
     Gesù aveva asserito: «È più facile a una gomena passare per la cruna d’un ago, che a un ricco entrare nel regno di Dio» (v. 25). Al che gli astanti reagirono con meraviglia, dicendo: «Chi dunque può essere salvato?» (v. 26). Poi seguì tale asserzione di Gesù.
     Purtroppo tale verso viene citato spesso a sproposito, per rendere Dio un «distributore di miracoli» o un «pozzo dei desideri», secondo l’arbitrio dell’uomo. Alcuni insegnano che si possa obbligare l’Onnipotente a fare miracoli, organizzando particolari riunioni di preghiera, meeting di guarigione o invitando un particolare «unto». Questo è tanto vero che sulla pubblicità di certe conferenze si invita strumentalmente la gente con queste parole: «Vieni a prendere il tuo miracolo!». Come possono degli uomini usare l’arroganza di promettere ad altri uomini ciò, che sta solo nell’arbitrio di Dio, come se l’Onnipotente possa essere assoggettato alla coercizione umana!? Tutto ciò rasenta il «pensiero magico» dell’esoterismo, che insegna che si possa esercitare potere sulle «entità» e addirittura su Dio.
     Voglio ricordare che è vero che Dio può operare più di quello, che gli chiediamo; a volte opera anche senza che gli chiediamo alcunché, quando ci protegge da accidenti e da incidenti improvvisi. Il Dio della Bibbia è l’Onnipotente e, come tale, è libero dalle coercizioni umane. Tuttavia, alle nostre richieste può rispondere anche di no, che la sua grazia ci basta (2 Cor 12,9), che non è ancora il tempo e così via. Addirittura può, al momento, impedire di evangelizzare (!) una certa zona. Paolo e la sua squadra missionaria erano «giunti sui confini della Misia, tentarono d’andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro» (At 16,7).
     Infine, faccio notare che l’esegesi contestuale è l’unica medicina per le deviazioni dogmatiche e le esagerazioni dottrinali. Ricordo qui ancora una volta la massima, che ripetevo ai miei studenti alla scuola biblica: «Un testo senza contesto è un pretesto, che io contesto»!

     Sul sito possono seguire i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Strumentaliz_miracol_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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