sabato 30 giugno 2012

Semplicità di fede e mancanza di conoscenza? Parliamone


SEMPLICITÀ DI FEDE E MANCANZA DI CONOSCENZA? PARLIAMONE

Nell’articolo di riferimento abbiamo visto come si possa confondere la «semplicità di fede» con una mancanza di conoscenza. Abbiamo anche osservato come l’opposizione a una filosofia teologica di stampo critico faccia credere che ogni tipo di studio, anche della Bibbia, sia una perdita di tempo; ciò diventa anche la serra per una devozione contemplativa di tipo mistico e per un approccio soggettivo, spiritualista e spesso arbitrario alla Scrittura. Qui allora la fanno da maestri falsi surrogati come la indebita versettologia, la lettura ideologica della Scrittura, il falso sillogismo, le proiezioni interpretative (eisegesi), spiritualizzazioni arbitrarie mediante interpretazioni soggettive basate sull’allegoria, il simbolismo, la tipologia, la numerologia e cose simili.
     Come si vede, il contrario del criticismo alla Bibbia non è una contemplativa devozione mistica, ma uno studio esegetico della Scrittura, che sia mosso dal timor di Dio, da un rapporto personale verso il Signore, dal rispetto per Dio e la sua Parola, dalla passione per quest’ultima e dalla responsabilità di tagliare rettamente la Parola della verità (2 Tm 2,15), ossia d’interpretare correttamente ogni testo nel suo proprio contesto.
     Si tengano presenti anche i seguenti stimoli.
     La legge non ammette ignoranza; né quella degli uomini, né tanto meno quella di Dio (peccato per errore Lv 4,2.13.22.27; 5,15; per ignoranza Lv 5,18; At 3,17).
     L’ignoranza non è una scusante per gli errori. «Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza» (Osea 4,6).
     L’ignoranza non protegge dalle legittime critiche. «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio» (Matteo 22,29).
     L’ignoranza non mette al riparo dalle sanzioni. Chi aggiunge o toglie dalla Parola di Dio (Dt 4,2; 12,32; Dt 30,5s; Ap 22,18s), disonora il Signore e s’attira il suo disprezzo (cfr. 2 Sm 12,9s; Is 30,12ss).
     L’ignoranza non protegge dal danno (cfr. Dt 31,17.21; 1 Tm 6,10).
     La «santa ignoranza» non protegge dalle conseguenze! (Lv 5,4 senza badarvi, alla leggera; Gr 6,14s; 8,11ss).

Tutto ciò mostra la necessità di uno studio biblico e di studiosi, che sappiano analizzare e insegnare gli insegnamenti della sacra Scrittura. Nell’antico patto si andava dai sacerdoti e dai giudici (Dt 17,8-12; Mal 2,7); poi, successivamente, si consultavano anche i sapienti (Pr 11,14; 12,15; 20,18; 22,17; 24,6) e i proclamatori della Parola (1 Sm 9,9; 1 Re 22,7; 2 Re 3,11; Ez 14,7-11 avvertimento). Nel nuovo patto Dio ha dato insegnanti per studiare e insegnare gli oracoli di Dio, presenti nella sacra Scrittura (1 Cor 12,28s; Ef 4,11); essi sono da distinguere dai falsi dottori (1 Tm 1,6s; 2 Tm 4,3; 2 Pt 2,1).
            Nei primi due contributi riporto i casi esemplari di tale atteggiamento, in cui si confonde la «semplicità di fede» con una mancanza di conoscenza.
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: I contributi dei lettori.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Fede_conoscenza_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

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