LO STRESS E I SUOI RIMEDI 3: VIE DI FUGA
Nel primo articolo abbiamo mostrato i problema dello
stress e alcuni suoi effetti. Nel secondo articolo
abbiamo trattato le cause e gli effetti dello stress. Qui di seguito
mostriamo alcune vie di fuga dallo stress. Un motto che potremmo mettere
all’inizio della trattazione è il seguente: «È tempo di rallentare!».
■ Dio ha stabilito momenti di riposo:
La chiesa (nuovo patto) non è una nazione teocratica e quindi non si può
applicare a essa la legge d’Israele (antico patto).[1] Nel Decalogo, la
Costituzione di Israele, fu scritto: «Ricordati del giorno della
cessazione [ebr. šabbat], per tenerlo speciale [lett. santo]. Sei giorni
lavora e fa’ ogni opera tua; ma il settimo giorno è cessazione [ebr.
šabbat] per l’Eterno, il Dio tuo. Non fare [in esso] lavoro alcuno, tu e tuo
figlio e tua figlia, il tuo servo e la tua serva e il tuo bestiame e il
forestiero presso di te, che [abita] dentro alle tue porte» (Esodo 20,8ss
traduzione di Nicola Martella; cfr. Levitico 23,3.32). Poi seguì la
motivazione, basata sull’analogia creazionale: «Infatti in sei giorni
l’Eterno fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, ed egli
cessò nel settimo giorno; perciò l’Eterno benedì il giorno della cessazione
[ebr. šabbat] e lo rese speciale [lett. santificò]» (Esodo 20,11 traduzione
di Nicola Martella; ciò non si trova più nella seconda versione del Decalogo;
Dt 5,15 si riallaccia alla storia e al patto). [Per l’approfondimento si veda: «Il tempo
dello šabbāt?»; «Il tempo
dello šabbāt? Parliamone».]
Al tempo della
chiesa del primo secolo, invece, c’erano i cristiani giudei che
si attenevano al sabato, mentre i cristiani gentili non seguivano un giorno
particolare: «L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i
giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente» (Rm
14,5).
Nell’istituire
i «tempi di cessazione» o sabati (quindi non solo quello settimanale), Dio
aveva in mente il popolo del patto, Israele, che era allo stesso tempo popolo,
nazione e compagine religiosa. Così facendo, Dio intendeva regolare i rapporti
all’interno alla teocrazia che l’israelita aveva con il suo prossimo, la sua
famiglia, i servi, gli stranieri e addirittura il suo bestiame. Data la pesante
lotta per la sopravvivenza, Dio ingiunse all’israelita un ritmo settimanale,
perché si riposasse (e permettesse il riposo) da tutte le preoccupazioni
quotidiane, avesse tregua (e la permettesse agli altri) e curasse altri
aspetti, che la pressione lavorativa impediva di curare (famiglia, devozione,
amicizie, recupero psicofisico).
Nonostante
tale differenze fra l’antico e il nuovo patto (p.es. la chiesa non è una
teocrazia né una nazione), dai comandamenti di Dio, dati a Israele mediante
Mosè, possiamo attingere dei principi. Fin dai tempi remoti, Dio ha
tracciato per coloro, che lo temono, una linea di condotta perché godano
pienamente della vita, con momenti per lavorare e momenti per riposare.
Oggigiorno c’è gente, che fa turni di lavoro sempre mutevoli, altra che lavora
solo di notte, altra che lavora a cottimo o a fasi stagionali e così via.
L’importante è che a tempi di pressione, seguano altri di rigenerazione
psicofisica. Ogni cristiano è chiamato a consacrare del tempo al Signore, non
per obbligo religioso ma per devozione personale, con gioia, per adorare il suo
Dio e per riposarsi alla sua presenza. È evidente che i modi e le maniere sono differenti
tra persona e persona e nelle diverse culture del mondo.
■ Il bene
globale: Per essere felici, il bene materiale (benessere) doveva
accompagnarsi per gli antichi con il bene esistenziale (il ben essere). Questo
è un bene olistico, ossia globale. Giobbe faceva notare ai suoi interlocutori
quanto segue: «L’uno muore in mezzo al suo benessere, quando è pienamente tranquillo e felice, ha i
secchi pieni di latte, e fresco il midollo dell’ossa. L’altro muore con l’amarezza nell’anima, senza aver mai gustato il bene» (Giobbe
21,23ss). Chi ama l’anima sua (= la sua vita, se stesso), acquista senno
(Proverbi 19,8), sapienza (Pr 24,14), gratitudine verso Dio (Ecclesiaste
2,24ss).
Il contrario è
l’affanno e il tormento, dovuti spesso a un rapporto falsato verso la realtà
(se stessi, Dio, il mondo, i beni materiali, le persone). Non a caso lo stesso
Giobbe confessò in un momento di grande prova esistenziale: «Non trovo posa,
né requie, né pace, il tormento è continuo!» (Giobbe 3,26). Inoltre alcuni
passano la vita a raccogliere e ad accumulare ricchezze, per lasciar poi tutto
improvvisamente e magari a eredi, che non saranno neppure saggi né grati (cfr.
Ec 2,19.21.26). Geremia diceva: «Chi acquista ricchezze, ma non con
giustizia, è come la pernice che cova uova che non ha fatte; nel bel mezzo dei
suoi giorni egli deve lasciarle, e quando arriva la sua fine, non è che uno
stolto» (Ger 17,11). La sapienza d’Israele affermava: «Ciò che fa ricchi
è la benedizione dell’Eterno, e il tormento che uno si dà non le aggiunge nulla»
(Pr 10,22).
■ Abbiamo
tutti bisogno d’equilibrio: Ben scriveva Salomone: «Per tutto c’è il
suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo
per [questo]… e un tempo per [quello]... Ho riconosciuto che non c’è nulla di
meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro
vita; ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo
lavoro, è un dono di Dio» (Ecclesiaste 3,1s.12s). […]
IL RESTO DELLO SCRITTO SEGUE SUL SITO…
[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Stress_rimedi3_EnB.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che
rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
ATTENZIONE: Quanto
scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per
e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo
sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
*** Discuti
questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/lo-stress-e-i-suoi-rimedi-3-vie-di-fuga/10153329454957990
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