PENSA ALLA RISURREZIONE
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con me 14-09-2015
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■ «Anche la mia carne riposerà al sicuro. Infatti, tu non abbandonerai l’anima mia al
sepolcro, né permetterai che il tuo
devoto veda la fossa» (Salmo 16,9s).
Si potrebbe pensare che non è chiaro se Davide intendesse che
Dio lo avrebbe preservato dalla morte, magari guarendolo da una malattia,
oppure se intendeva che non sarebbe stato abbandonato per sempre al regno dei
morti. Infatti, ambedue i termini qui ricorrenti (še’ôl
e šaḥat), indicano un luogo situato nel profondo e
sono usati nell’AT sia in senso fisico che metafisico. Leggendo il salmo, però,
si prende atto che Davide non parlava di
una malattia, ma del sentiero della vita, della
beata presenza di Dio e delle delizie, che si possono gustare in eterno presso
di Lui (v. 11).
I figli di Kore ben sapevano che
nessuno può dare a Dio il riscatto
per la propria o altrui anima, per far sì che viva
per sempre e non veda la fossa (ebr. šaḥat), essendo che tutti muoiono, sapienti e stolti (Sal
49,7-10). A differenza di ciò, che accadrà agli empi (v. 14), il devoto
affermava: «Ma Dio riscatterà
l’anima mia dal potere della še’ôl, perché mi prenderà con sé» (v. 15).
■ Il giorno della Pentecoste, Pietro citò
proprio il Salmo 16 e lo applicò a Gesù (At 2,25-28). Egli affermò,
rivolgendosi ai Giudei: «Voi, per mano d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo
uccideste; ma Dio lo risuscitò,
avendo sciolto gli angosciosi legami
della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa ritenuto» (vv. 23s). Poiché Davide «morì e fu sepolto» (v. 29), «sapendo... che sul suo trono avrebbe fatto
sedere uno dei suoi discendenti, previde
la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato
nell’Ades, e che la sua carne non avrebbe subito la decomposizione» (vv.
30s).
■ Senza la «tensione escatologica» i credenti rischiano di impantanarsi nel
presente; e ciò ha molte conseguenze
in tanti settori della vita, della comunione cristiana, della devozione,
dell’etica e dell’opera di Dio. In tutti i problemi della vita pensa alla
risurrezione, ed essa trasfigurerà il tuo presente. Pensare alla risurrezione,
alimenta l’attesa cosciente (At
23,6), consola in tempi di prove e
di persecuzioni (cfr. 2 Ts 1,4s con 1 Ts 4,18; 5,9ss) e trasfigura altresì l’oggi del credente, riguardo sia alla
coscienza, sia all’etica (At 24,15s; 2 Pt 3,13s).
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